Il potere

Nel romanzo storico di Bruno Cantamessa Roma brucia! Rufo Verginio Rufo, senatore e console in Germania, riflette sulla natura del potere politico. Una analisi quanto mai attuale.
Roma brucia! Cantamessa_Città Nuova 2016

Sono convinto che l’impero abbia bisogno di un garante delle sue leggi e delle sue istituzioni, e che non sia più pra­ticabile, come pensano alcuni dei miei colleghi senatori, la formula repubblicana dei due consoli eletti per un anno.

 

Il principato è una rischiosa necessità. È rischioso per il peri­colo che il potere diventi prerogativa di uno solo generando così una tirannia, ed è al contempo necessario che il potere sia nelle mani di uno solo, se si vuole un governo stabile ed efficace. In questa apparente contraddizione, sono dell’avvi­so che sia prerogativa del senato, di nessun altro, concedere l’imperium.

 

E che sia compito dell’imperatore individuare un degno candidato alla successione, che poi il senato in­vestirà delle sue prerogative, se lo riterrà adatto. In questo modo rimane quella garanzia di controllo che i padri fonda­tori della repubblica intendevano porre con l’istituzione dei consoli. Insomma, sono favorevole a una formula adottiva e vedo un pericolo troppo grande nella successione dinastica.

 

Nerone, in questo senso, è una vittima del potere che si è attribuito senza che nessuno glielo abbia consegnato (a par­te la madre con le sue trame). Il potere schiaccia l’uomo che non è in grado di esercitarlo. Il potere di chi non sa o non vuole condividere le responsabilità distrugge l’uomo che lo detiene.

 

E anche le idee sane, nuove, utili di quell’uomo ven­gono svuotate e annientate dalla macchina che lo domina. Nerone avrebbe potuto introdurre nel sistema dell’ordine costituito elementi di giustizia e di bellezza, ne era in grado all’inizio, ma non ha saputo condividerli.

Ha tentato di im­porli, ma non è questa la strada che può valorizzare il bene di tutti. Nella logica attuale trovano purtroppo giustifica­zione aberrazioni come gli omicidi familiari, l’imposizione di leggi a proprio vantaggio, la nomina unilaterale di colla­boratori incapaci e opportunisti. Penso che Nerone abbia cominciato bene, nei primi cinque anni, avendo accanto uo­mini di alto profilo come Seneca, Afranio Burro e Cheremo­ne. Poi ha ceduto al demone del potere.

 

Da Roma brucia! Di Bruno Cantamessa (Città Nuova, 2016)

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