Il peso insolito delle elezioni presidenziali

Cresce la tensione politica dopo la vittoria del socialdemocratico Pahor, nuovo presidente della Repubblica
Borut Pahor

Le recenti elezioni presidenziali in Slovenia non avrebbero dovuto avere un peso così grande com’è successo il 2 dicembre scorso, dato che il ruolo del presidente, secondo la Costituzione, è prevalentemente di carattere rappresentativo. La competizione elettorale ha assunto, tuttavia, un altro significato, e cioè lo scontro tra due poli della sinistra: quello “storico” rappresentato dal presidente uscente e quello che esprime una linea più moderata, vicina al centro, rappresentata dall’appena eletto giovane Borut Pahor, appoggiato anche dall’attuale governo di centrodestra.

Si potrebbe affermare che le “vecchie” strutture abbiano perso per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale il più prestigioso posto di governo anche se, lo ripetiamo, di valenza  prevalentemente simbolica. Ma due settimane prima del ballottaggio gli elettori hanno completamente cambiato la composizione politica del Senato dove ora la maggioranza appartiene al centrodestra.

Le vecchie strutture, temendo la perdita del decennale assoluto controllo politico, hanno sfruttato la situazione dell’attuale crisi economica in Europa per allarmare la popolazione. Due settimane fa è partita da Maribor, la seconda città più grande del Paese, una valanga di dimostrazioni che si è estesa a tutta la nazione, trasformatesi, purtroppo, in manifestazioni violente scatenate da provocatori che hanno nascosto la propria identità. Da non definiti centri del potere è partita la pericolosa scintilla che non nasconde la minaccia di volere suscitare la spinta popolare per rimuovere dal potere non solo i “taicun”, alcuni sindaci autoritari, ma i politici corrotti in generale con l’inclusione del governo attuale.

Sale perciò la pressione verso nuove elezioni con l’intenzione esplicita di rimuovere il premier Janez Jansa che incarna la continuità politica di chi per 70 anni ha dichiarato di badare al “benessere” del popolo sloveno. Davanti a uno scenario che si presenta pericoloso emerge l’esigenza di trovare le vie per alimentare un dialogo aperto nella società civile che accompagni il problematico passaggio politico del Paese.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons