Il pane nudo

Mohamed Choucry è un bambino povero, col padre alcoolizzato e violento, la madre che lavora per mantenere la famiglia. Sono duri gli anni Cinquanta in Marocco e l’occupazione coloniale è sprezzante verso i locali: fra loro esiste un abisso mentale e sociale. Il ragazzino si fa adulto sulla strada, cerca una felicità in una sessualità dispera- 69 Città nuova • n.11 • 2006 ARTE E SPETTACOLO ta come molti suoi simili. Ma il Marocco si sveglia, iniziano le proteste. Il ragazzino diventato un giovane vi partecipa e si ritrova in prigione. Qui comincia la sua risalita verso la dignità umana: impara a leggere e a scrivere, diventa maestro, insegna ad altri bambini a fuggire dalla miseria: è nato il massimo scrittore del Marocco moderno, dal cui capolavoro è stato tratto il film. Materia incandescente, questa, che il regista Rachid Benhadj tratta con un linguaggio asciutto e dolente, servendosi di dialoghi essenziali, ed una fotografia che da sola rievoca intere pagine descrittive, senza alcun cedimento letterario o estetizzante. La recitazione degli attori è scarna, visualizzata sui corpi e gli sguardi: dal protagonista, un espressivo, drammatico Said Taghmaoui, a Marzia Tedeschi, nei panni di una donna emarginata e anelante alla libertà, di forte veemenza interpretativa. Improntato ad un ritmo svelto, il film si presenta come una ricerca sulla necessità di ogni persona di autodeterminarsi, un viaggio verso la liberazione dai condizionamenti e verso il raggiungimento della dignità. Senza enfasi, e con la scioltezza semplice del racconto. Regia di Rachid Benhadj; con Said Taghmaoui, Marzia Tedeschi.

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