Il nuovo volto del Napoli Teatro Festival

L’italo-belga Franco Dragone, regista del Cirque du Soleil, degli spettacoli di Céline Dion, a Las Vegas, dell’inaugurazione dei Mondiali di calcio in Brasile, è il nuovo direttore artistico del prestigioso festival che si inaugura il 16 giugno e fino al 15 luglio
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Lei subentra quest’anno alla direzione artistica del Festival…

«Quando mi è stato chiesto di assumere la direzione artistica ho cominciato a interrogarmi su cosa avrei potuto apportare a questa manifestazione e alla città. Assumere questo incarico mi ha investito di una responsabilità nei confronti di ciò che il NTFI è stato ed ha fatto finora per la Campania, dei rapporti che nel corso delle varie edizioni esso ha instaurato con le diverse e vive realtà che rappresenta, delle possibilità creative e di valorizzazione che esso si impegna a promuovere. Tutto questo ha fatto crescere in me il desiderio che ho per il NTFI: trovare il coraggio e la sostanza di far rivivere sogni e visioni di una terra carica di eredità e contenuti culturali, ancora oggi troppo spesso abbandonati, demonizzati, sottovalutati».

 

Personalmente che cosa significa per lei?

«Questo Festival è per me l’occasione di sintetizzare quello che è il cuore del mio percorso di vita, nello stesso tempo artistico, personale e civile. Artistico, perché porto in questa città che amo spettacoli che vengono da ogni parte del pianeta, alcuni dei quali dal Belgio che mi ha dato tanto e che amo quanto l’Italia. Personale, perché questa vita da saltimbanco avrebbe potuto finire per fare di me un apolide, mentre sono felice di ritornare sui passi del bambino che ero – e che sono ancora. Civile, perché i dolori del mondo sono i miei, e le pulsazioni del suo cuore scandiscono il mio».

 

Che progettualità ha immaginato?

«Il Festival sarà un luogo di scambio, dove tutte le tendenze troveranno il loro posto: quelle che esistono da tempo, quelle appena nate e quelle che stanno per germogliare. Proponiamo una programmazione con spettacoli di alto livello ma accessibili a tutti, che parlano di oggi. Un’eco di voci e di idee in un viaggio che percorre il mondo intero: dal Sud Africa, nel Macbeth di Brett Bailey collocato nel contesto dei conflitti che interessano la Repubblica Democratica del Congo, alla Siria, con un’intensa nuova coproduzione di Omar Abusaada; dai suggestivi percorsi dell’iraniana Shirin Neshat all’arte giapponese di Shiro Takatani; dalla coinvolgente creatività militante statunitense dei ballerini di Peter Sellars alla grazia e all’incanto di una delle più grandi ballerine classiche viventi, l’ucraina Svetlana Zakharova. Dal mio Belgio, le compagnie di Françoise Bloch, Tof Theatre, i fratelli Thabet e Jaco Van Dormael. Dall’Italia, tra gli altri, Federico Buffa, Emma Dante, Ascanio Celestini, Daniele Salvo, fino a ritornare a Napoli, con uno speciale focus nell’ultima parte dell’anno sulle sue tradizioni e innovazioni. Un festival nel mondo e per il mondo, anche e soprattutto per chi oggi ha abbandonato il proprio Paese: un progetto speciale, realizzato e messo in scena per i migranti, racconterà tutto questo. Uomini dal presente senza patria, la cui terra d’origine è custodita ormai soltanto nel passato della loro memoria».

 

Tra le novità da lei apportate c’è la dislocazione degli spettacoli in altre città e luoghi della regione

«Il NTFI, a mio avviso, dovrebbe rinunciare al mero ruolo di “rassegna” per spargere i suoi semi in tutta la Regione, in modo capillare e creando un contagio gioioso, cercando di trasformare la Campania in un distretto culturale e artistico in Europa ricco e vivo: un laboratorio in perenne evoluzione, con un continuo ribollire di creatività ancorata alla tradizione e aperta al mondo. Il nostro terreno privilegiato non sarà quindi soltanto quello di Napoli, ma quello di tutta la Campania. Il Festival animerà infatti luoghi di grande interesse e di potente carica suggestiva presenti nella Regione, tenendo conto di tutte le province: oltre agli spazi napoletani, circa ventidue location in tutta la regione».

 

Alla consueta proposta artistica, il NTFI affiancherà quest’anno importanti azioni nel campo della formazione per i giovani artisti

«Sì,proponendo nella seconda parte dell’anno numerosi dispositivi di professionalizzazione delle loro pratiche, che si tratti di attori, di professionisti di vario genere legati allo spettacolo, di tecnici nel campo delle arti della scena. Workshop, scuole e laboratori con i più grandi maestri internazionali. Spazio privilegiato verrà dedicato infine alle nuove energie creative, sostenendo nuove produzioni, accompagnando compagnie nel percorso di concezione di spettacoli che abbiano un appeal locale, italiano ma anche europeo».

 

Il teatro è l'ultimo luogo della nostra civiltà in cui la gente si incontra dal vivo per confrontare le sue idee, discuterle, metterle in crisi e rinnovarle, farne fonte di dibattito...

«Il teatro deve avere il richiamo di una festa per realizzarsi poi come un incontro profondo fra esseri umani. Se si riesce ad attivare questa funzione nello spettatore il teatro per lui diventerà un bisogno e non sarà più soltanto un desiderio di intrattenimento, proprio perché la nostra società immersa nel virtuale non offre altre occasioni di comune riflessione. Il festival è un’occasione unica, l’occasione di vedere cosa succede negli altri orizzonti, lontano dal nostro, viaggiare senza partire. In un Festival, il mondo viene a guardare una città, mentre i suoi abitanti ne approfittano per scrutare il mondo. Apriamo i nostri occhi e guardiamo lontano».

 

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