Il motore che apre al mondo

La mattinata su Eucarestia e famiglia, organizzata dal movimento dei Focolari, ha coinvolto giovani e non tra coreografie e testimonianze
ancona famiglie

«Grazie per il servizio che Chiara e tutti i Focolari hanno reso alla Chiesa e alla fede cattolica nel mondo»: così ha esordito il card. Re, legato pontificio per il Congresso eucaristico, intervenuto insieme al presidente Cei, card. Bagnasco, e all’arcivescovo di Ancona, mons. Menichelli per salutare i membri del movimento riuniti alla fiera di Ancona. Una graditissima sorpresa che ha aperto la mattinata su “Eurcarestia vincolo d’unità: dalla famiglia alla fraternità universale”.

 

Proprio le famiglie erano infatti le protagoniste dell’appuntamento, tanto che non si è voluto pensare ad un programma alternativo per i più piccoli, ma di coinvolgere gente di ogni età: dai ragazzi che hanno preparato la coreografia iniziale, ai bambini – i gen 4 – che hanno fatto vedere come vivono l’amore reciproco grazie all’ormai celebre “dado dell’amore”.

 

Nucleo della mattinata è stata la tavola rotonda su “Eucarestia e famiglia”, moderata da Maria e Raimondo Scotto. Eucarestia che, nelle loro parole, non solo è «sacramento dell’amore, e quindi intimamente legato alla vita di coppia in quanto corpo donato», ma anche fonte di continuità e rinnovamento in questo dono andando oltre il semplice sentimento, nella misura di quell’«amare sino alla fine» che il Vangelo di Giovanni pone come “metro di misura”.

 

A loro si sono alternate diverse famiglie, che hanno dimostrato con le loro storie come l’Eucarestia sia quel motore che «apre al mondo» le mura domestiche: da Roberto e Laura di Varese, che dopo cinque anni di convivenza hanno fatto la scelta di sposarsi in seguito alla riscoperta di questo sacramento grazie ad un sacerdote che li ha guidati, a Costantino e Nadia, che vi hanno trovato la forza per superare una crisi che li aveva condotti sull’orlo del divorzio, alla famiglia Pacchierini, che ha allargato i suoi confini fino al Pakistan per impegnarsi in un progetto di formazione in loco. L’Eucarestia è stata in questo caso un legame che ha unito i figli, rimasti in Italia, con i genitori lontani.

 

Anche i giovani hanno avuto il loro spazio, in cui hanno presentato il progetto Ways of peace nato da un loro viaggio in Terra Santa. Al ritorno, grazie ad una serie di associazioni sia dell’Emilia Romagna che israeliane da loro contattate, hanno dato vita ad un laboratorio teatrale in provincia di Forlì, a cui hanno partecipato sia ragazzi israeliani che palestinesi. A sentir loro, un successo, nonostante inizialmente il secolare astio tra i due popoli avesse costituito un serio ostacolo. Due giovani emiliane sono poi tornate in Terra Santa, per «fungere da ponte» tra gli amici arabi e gli amici israeliani. Tra le iniziative avviate, un progetto musicale con la scuola Magnificat di Gerusalemme, che accoglie ragazzi di entrambi i popoli. «Il bello di questo progetto – hanno sottolineato i giovani – è che vuole far uscire dai propri confini, e non è legato ad un Paese nello specifico».

 

A chiudere una mattinata sul tema dell’Eucarestia non poteva che essere la celebrazione della santa messa, prima di dirigersi verso l’area Fincantieri per l’incontro di testimonianze “Frammenti di vita buona”: tra i vari momenti previsti, l’intervento dei genitori di Chiara Luce Badano, presentata accanto ad eminenti figure di santi e beati – come madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II – come esempio di Eucarestia vissuta.

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