Il matrimonio è un lusso?

«I miei vicini hanno in casa anche la ragazza del figlio più grande: lui non trova lavoro, lei studia, per cui non si possono sposare. Dicono che ormai il matrimonio è un lusso». Maria - Udine

La gravità della situazione sociale attuale è sotto gli occhi di tutti e i giovani sono tra quelli che ne soffrono più drammaticamente, colpiti nella realizzazione delle loro legittime, fondamentali aspirazioni, quale quella di metter su famiglia. La soluzione alla crisi economica, ma soprattutto culturale, però, non sta nel rinunciare alla scelta di «lasciare padre e madre» per una vita insieme, che dà forma ad un “noi” unico e irripetibile. Certo, è necessaria una garanzia base di stabilità: un lavoro e un tetto. Quanto al resto, conosco matrimoni coraggiosi, celebrati in parrocchia, con abiti da festa ma non da scena, festeggiati in strutture dignitose ma sobrie. È interessante anche una ricerca tra bomboniere e viaggi di nozze equo-solidali.
Poi la vita comincia: la ricerca del dialogo tra i due, che ha bisogno di intimità; la costruzione dell’equilibrio tra le legittime aspettative di lui e lei nella prospettiva di quel “nuovo” che la convivenza (tanto più in casa di mamma e papà di uno dei due) non consente di sperimentare fino in fondo e anzi rischia di rendere ancora più fragile perché porta con sé una certa sfiducia di fondo nella capacità di tenuta del rapporto; per non parlare dell’accoglienza di un figlio, grande chance dell’amore a due di superare sé stesso, piuttosto che essere immaginato come “un ospite in più”.
Il che non nega il valore della vicinanza discreta dei genitori, anche nel ruolo di nonni.
Oggi bisogna anche potenziare gli aspetti “pubblici” della relazione di coppia: rendersi consapevoli e responsabili nel lavoro, costruire reti di solidarietà tra famiglie, farsi presenti presso le istituzioni per non dare pace a chi può modificare i diversi strumenti economici e sociali nella ricerca di nuovi modelli di bene comune.

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