Il maltempo mette in ginocchio l’Argentina

Nel giro di due ore le intense piogge hanno provocato 56 morti nella capitale argentina e nei dintorni. A causa dei cambiamenti climatici, a Buenos Aires precipitazioni sempre più frequenti stanno provocando inondazioni e danni ingenti. Dal nostro corrispondente
Allagamenti Argentina

Una inondazione repentina sta provocando uno strascico difficilmente prevedibile di morti e dispersi, oltre che di danni rilevanti, in Argentina. I morti finora sono 56, di cui sei a Buenos Aires, due nel suo grande hinterland e 48 a La Plata, una città di mezzo milione di abitanti situata sull’estuario del Rìo de la Plata, situata a 60 km a sud della capitale argentina. Purtroppo sembra che il numero delle vittime sia destinato a crescere: sono centinaia le persone delle quali non si hanno notizie, mentre varie migliaia di residenti sono stati evacuati ed altrettanti attendono un aiuto dalle istituzioni. Le strade di accesso a La Plata sono ancora sommerse, mentra a Buenos Aires vari quartieri della città sono ancora senza corrente. Ovviamente, le zone piú povere, dove vivono precariamente centinaia di migliaia di persone, sono le più danneggiate.

Martedí scorso la zona è stata interessata da un temporale di grandissima intensità, una tormenta che nessuno aveva annunciato. Nel giro di due ore a Buenos Aires le precipitazioni hanno raggiunto i 110 millimetri, mentre a La Plata in tre ore sono caduti ben 300 mm di pioggia, circa un terzo dei 1.100 mm annuali. Le autorità sono all’opera per far fronte a un'emergenza scattata dopo la tempesta, dato che il Servizio meteorologico nazionale non aveva messo in allerta la protezione civile. Infatti né il sindaco di Buenos Aires né quello di La Plata erano nelle rispettive città al momento dell'alluvione.

Quanto accaduto rientra nel quadro degli effetti provocati dall’anomalo innalzamento della temperatura dell’oceano Atlantico sud e in quello del riscaldamento globale che sta accelerando il fenomeno iniziato negli anni '50, in base a quanto segnalato da Osvaldo Canziani, metereologo ed ex co-presidente del Panel intergovernativo delle Nazioni unite sul cambio climatico, che nel 2007 è stato insignito col Nobel della Pace. L’esperto ha denunciato l’assenza di un lavoro serio di monitoraggio e di rilevamento delle modificazioni climatiche che stanno “tropicalizzando” la zona centrale dell’Argentina, che era classicamente parte di una regione temperata.

Da tempo, Canziani stasegnalando l’aumento della quantità di umidità proveniente dall’Atlantico, che sta provocando temporali di sempre maggiore intensità che rovesciano sulla zona enormi quantità di precipitazioni. D’altra parte, la costa argentina che segue il gigantesco estuario del Rio de la Plata, si trova esposta al fenomeno dell’innalzamento delle acque dei mari, dato che vicino alla capitale in alcuni punti si è al livello, se non al di sotto, del fiume che, secondo le correnti del momento, immette o riceve acqua dall’Atlantico. Per Canziani è necessario adattarsi alla nuova situazione, sulla quale però, ammette, «non abbiamo dati. I metereologici non hanno informazioni a causa della mancanza degli strumenti necessari per sapere quante precipitazioni avremo: mancano pluviografi, manca la volontà politica di dotarci degli strumenti che permettano di prevedere queste tempeste, mancano investimenti».

Nel frattempo è scatta l’opera di solidarietè di organizzazioni non governative e della Caritas nazionale. Anche papa Francesco ha espresso preoccupazione e vicinanza ed ha inviato la Benedizione apostolica alle persone colpite dalle inondazioni e ai soccorritori. 

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