Il futuro dell’editoria religiosa

I libri di spiritualità e religione continuano ad attirare milioni di persone. Ma dove va il mercato? Ne parliamo con il direttore editoriale di Città Nuova, Luca Gentile
fiera del libro di francoforte

Sono circa sette milioni le persone che, ogni anno, leggono un libro religioso. E non si tratta sempre di credenti praticanti. Anzi. In base ad una ricerca condotta dall’Istituto Ipsos per l’Unione editori e librai cattolici italiani, e riportata con dovizia di numeri e dettagli dal quotidiano Avvenire, in un articolo di Giuliano Vigini, credenti di altre religioni e non credenti leggono, insieme, più dei cosiddetti cattolici impegnati. Dati interessanti per un settore che, nonostante la crisi, tiene. Spulciando tra i numeri si scopre che leggono un libro religioso soprattutto i laureati e, in seconda battuta, le persone che hanno soltanto la licenza elementare. Geograficamente, invece, è al Centro Sud che il mercato trova maggiori lettori.

A sorpresa c'è anche Youcat, il compendio al catechismo della Chiesa cattolica, nella classifica dei best sellers religiosi del 2011 stilata da Rebeccalibri.it, al secondo posto nelle vendite e tornato prepotentemente d'attualità dopo essere stato inserito tra i testi per la formazione catechetica dal Pontificio consiglio della Fede.

Ma quale sarà il futuro dell'editora religiosa? Ne parliamo con Luca Gentile, direttore editoriale di Città Nuova, in questi giorni a Francoforte in occasione della Fiera internazionale del libro.

Dove sta andando l'editoria religiosa?
«Qui a Francoforte se ne sta discutendo molto. C'è grande incertezza e si stanno esplorando nuovi mercati, cercando di capire le esigenze del lettore interessato ad una pubblicazione religiosa. Certamente, ci sono libri che hanno un impatto maggiore sul pubblico e c'è grande attesa per il terzo libro del papa. I libri religiosi si leggono molto in questo momento e hanno notevoli potenzialità, tanto che anche gli editori laici stanno pubblicando testi e libri su argomenti religiosi affidandoli a personaggi eminenti del mondo religioso. Spesso questi editori li hanno fatti diventare firme autorevoli. Naturalmente, ognuno agisce nel modo che ritiene più adatto: ci sono editori che puntano su pubblicazioni legate alla tradizione dell'editoria religiosa, rivolgendosi ad un pubblico eminentemente religioso secondo proprie consuetudini editoriali e chi, invece, sente l'esigenza di andare incontro ad un pubblico più ampio, più laico. Si rivolgono, se così vogliamo chiamarli, ai diversamente credenti, nei quali l'esigenza di spiritualità non è meno forte».

E Città Nuova editrice, come si pone?
«C'è una grande esigenza di "contenuti", che però siano, in qualche maniera, anche attuali. Si cercano nuovi linguaggi che parlino a tutti e che non siano troppo distanti dalla vita quotidiana e dal linguaggio della gente. C'è anche l'urgenza di andare verso nuove tecnologie, come gli e-book e le piattaforme digitali, e questa scelta di Città Nuova è abbastanza apripista nel mondo religioso. Infine, c'è l'esigenza, molto forte nell'editoria religiosa, di condividere scopi e canali di distribuzione con nuove collaborazioni e partnership. Insomma, c'è un grande fermento».

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