Il Fregio di Beethoven di Klimt

A Milano, a Palazzo Reale, dal 12 marzo al 13 luglio 2014 sono in esposizione 20 opere di Gustav Klimt. Un omaggio ai padri fondatori dell’Europa cristiana
Alcide De Gasperi

A Milano, a Palazzo Reale, dal 12 marzo al 13 luglio 2014 sono in esposizione 20 opere di Gustav Klimt nella mostra "Klimt. Alle origini di un mito", dagli anni degli studi giovanili alla fondazione della "Compagnia degli artisti", alla nascita della  "Secessione", ai rifiuti di Adolf Hitler di esporre i ritratti delle famiglie ebree con le didascalie dei loro nomi.

Capolavoro indiscusso esposto per la prima volta nel Palazzo della Secessione di Vienna nel 1902 è il trittico Il Fregio di Beethoven, di estrema imponenza, lungo 3,4 metri e svolto secondo uno stile composito – dai richiami alle antiche stampe giapponesi di Hokusai, alla pittura vascolare greca, agli affreschi egizi, alle volute e alle cellule che si moltiplicano all’infinito, studiate nelle lezioni viennesi del biologo Zuckerkard – nel quale domina il richiamo ai viaggi che Klimt compie a Ravenna e a Venezia folgorato dall’età dell’oro di Bisanzio.

Omaggio agli ideali della Secessione e dell’Opera d’arte totale, il fregio di Klimt immerge nella sinestesia della Nona sinfonia di Beethoven, incarnazione del genio in lotta contro le forze del materialismo simboleggiate da Tifeo, la vittoria sulle forze oscure del male e dell’eros, evidenziate da Freud, scolpita nel bacio finale della figura del Cavaliere Beethoven con la Poesia o dimensione creativa capace di verità, bellezza, trasfigurazione in agàpe, trionfo dell’Inno alla Gioia di Schiller e conquista dello spirito di abnegazione capace di redimere l’uomo.

Attraverso l’andamento di un fregio simbolista "capace di librarsi nella luce e sprofondare nelle tenebre" secondo l’evoluzione sinfonica di Beethoven, Klimt ne esalta il distacco dal mondo in riferimento ai valori espressi da Gesù a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo».

Quest’inno, scelto dal 1972 come simbolo dell’Unione europea, difende i valori per i quali hanno lottato Konrad Adenauer, Alcide de Gasperi (nella foto), Robert Schuman, tutti combattenti nella resistenza per la libertà, i diritti civili, l’unità, la pace, e ispiratori visionari della creazione dell’Unione europea.

È del 9 maggio 1950 il Piano Schuman, «un percorso che parte dagli aspetti economici ma non si ferma ad essi. Un percorso che ha un ambizioso obiettivo finale – osserva Alberto Chiara –, il dare al Vecchio Continente un supplemento d’ anima».

Alcide de Gasperi, presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri italiani, imprigionato dai fascisti dal ’27 al ’29, trova asilo in Vaticano. Dopo il Secondo conflitto mondiale ritiene che la guerra abbia insegnato a tutti il valore di questo comune ideale: «Il futuro non sarà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista, ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà».

È Robert Schuman, avvocato e ministro degli esteri francese, ad elaborare il progetto di Jean Monnet e a trasformarlo nel Piano Schuman il 9 maggio 1950, data che segna la nascita dell’Unione europea: il controllo congiunto della produzione del carbone e dell’acciaio, principali materiali dell’industria bellica, annulla le possibili premesse di un conflitto.

Mentre è perseguitato dalla Gestapo, Schuman, illuminato da una salda fede e da una santità profonda, «beato operatore di pace», profetizza la futura collaborazione con la Germania, scegliendo con lucidità di far cessare l’odio contro i tedeschi da parte di tutti gli Stati in guerra per la nascita di un’Europa dominata dalla pace dopo la sconfitta dei valori nazisti e il crollo del terzo Reich. «La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza sforzi creatori proporzionati ai pericoli che la minacciano», osserva Schuman nel corso della conferenza stampa.

De Gasperi ne intravede ciò che Dio desidera da ogni uomo, «Ut unum sint». A proposito di quel 9 maggio 1950, Adenauer dirà che è il giorno più bello della sua vita.

Konrad Adenauer, primo Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, instancabile nell’instillare i valori cristiani nei suoi concittadini, si era rifiutato di appoggiare la politica di Hitler ed era stato rinchiuso in un carcere della Gestapo presso Colonia.

Come ministro degli Esteri, Schuman, a proposito della Terra Santa anticipa nel 1948 gli stessi ideali contenuti nel discorso del 9 maggio 1950 : «Non è possibile che in questa regione dove è nata la civiltà, dove si è manifestata la rivelazione cristiana, che è un luogo sacro per tutto il mondo, si possano scambiare colpi di cannone e gli uomini si possano uccidere».

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