Il Festival della scena contemporanea a Roma

Si è conclusa l’ottava edizione dello Short Theatre. L’appuntamento ha lasciato alcuni interrogativi irrisolti: quale è il senso del fare teatro oggi?
Festival Short Theatre

Il cortile della Pelanda, Centro di produzione culturale nello storico quartiere di Testaccio a Roma, è dominato dall’imponente costruzione piramidale di bambù, opera  degli artisti statunitensi  Mike e Doug Starn (http://www.museomacro.org – fino al 31 dicembre). Dalla sua vertiginosa altezza è possibile osservare i diversi edifici che costituiscono il polo museale e il nuovo complesso, sede della Città dell’Altra Economia.

In questo contesto caleidoscopico si è svolto il Festival Short Theatre: due intense settimane di programmazione che hanno visto partecipi i protagonisti della nuova scena contemporanea. E poi dibattiti, incontri e tavole rotonde sui temi della produzione e della diffusione della cultura teatrale e non solo. Un appuntamento importante per ridiscutere i confini di una rigorosa ricerca sulle potenzialità linguistiche della scena e per proporre una nuova modalità di fruizione dello spettacolo teatrale.

L’edizione di quest’anno è stata suggellata dal motto Democrazia della felicità, in opposizione alla dittatura dello scontento e della necessità in cui versa lo stato dell’arte. L’atto performativo si rende necessario per la possibilità di sovvertire e reinventare il linguaggio e con esso il racconto della realtà, mostrando al pubblico un volto diverso, inusuale, contaminato da visioni molteplici e frammentarie. La drammaturgia si sgretola, i corpi si moltiplicano, la scenografia si spoglia delle vesti usuali e si lascia attraversare da luci, schermi e supporti digitali.

È quanto accade nello spettacolo dell’Accademia degli Artefatti, diretta da Fabrizio Arcuri, che ha presentato una rivisitazione della commedia shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate, raccontata dalla voce di uno dei suo personaggi secondari: il folletto Fiordipisello. Nel testo originale il folletto compare un’unica volta con la battuta «Io sono pronto»; nella rilettura proposta dal gruppo romano il folletto è invece protagonista assoluto della scena e intesse la trama dell’opera attraverso un monologo delirante e surreale.

L’attore, Matteo Angius, sceglie tra gli spettatori i personaggi del suo racconto, li trascina sulla scena, li coinvolge in brevi dialoghi e, mentre i malcapitati avventori si prestano volentieri al gioco, il pubblico si diverte e si lascia trascinare nel gioco scombinato e un po’ maldestro, in cui tutto sembra avvenire un po’ per caso e senza un preciso lavoro di scrittura drammaturgica.

Allo stesso modo nel concerto-performance dell’artista francese Gerald Kurdian, che ha presentato la prima internazionale del suo lavoro 1999, gli spettatori sono continuamente chiamati ad interagire con il performer, in un gioco di equivoci e finti problemi tecnici che generano un corto circuito esilarante e irresistibile.

Attori e spettatori si mescolano, attraversando l’orizzonte immaginario che li separa e rimanendo insieme ad abitare lo stesso spazio ideale: il regno remoto che sta sempre in bilico sul confine sottile tra finzione e realtà. 

Ultimo incontro
Mercoledì 18 settembre h 21,30
1991: A SCIENCE FICTION ABOUT CENTRAL ASIA
dimostrazione finale aperta al pubblico dell’École des Maîtres 2013
prenotazione obbligatoria: prenotazioneshort@gmail.com
http://www.shorttheatre.org

Nella foto (Short Theatre) un momento della rivisitazione della commedia shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate dell'Accademia degli Artefatti.

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