Il contadino al centro

Contadini riuniti in un summit parallelo. Intervista a A. Ferrante, presidente Associazione Agricoltori Biologici. La prospettiva biologica è un vero e proprio stile di vita.
Andrea Ferrante

A far sentire la loro voce al vertice Fao non sono solo i capi di governo e diplomatici: Via Campesina, organizzazione che riunisce agricoltori dal nord al sud del mondo, ha allestito fuori dal palazzo un gazebo in cui per tutto il corso dell’incontro porterà le istanze emerse non solo dal Forum parallelo, ma anche dalla lunga esperienza dell’organizzazione.

 

Appelli, rappresentazioni teatrali, azioni dimostrative: contadini di tutto il mondo sono impegnati a partecipare da protagonisti all’evento. In particolare, Via Campesina ha oggi voluto gridare il suo no al cosiddetto land grabbing, ossia al modo di operare ormai sempre più diffuso tra governi e multinazionali che consiste nell’acquistare – spesso a prezzi irrisori – grandi appezzamenti di terreno nei Paesi in via di sviluppo per soddisfare il loro fabbisogno alimentare, sottraendo così preziose risorse ai contadini che li coltivavano e cacciandoli spesso con la forza.

 

Le agenzie dell’Onu sostengono che questa pratica può potenzialmente tradursi in investimenti positivi anche per la popolazione locale, e puntano a regolarla piuttosto che a fermarla del tutto; ma di fatto ciò generalmente non avviene. Anche l’Associazione Italiana Agricoltori Biologici (Aiab), rappresentante in Italia di Via Campesina, è coinvolta nella campagna per fermare il land grabbing. Ne parliamo con il presidente Andrea Ferrante.

 

In che modo un’associazione italiana sostiene una battaglia che riguarda i Paesi in via di sviluppo?

«Al di là della solidarietà, che ci porta a lottare insieme ai contadini di quei Paesi, bisogna ricordare che le questioni di base con cui i produttori si confrontano sono le stesse nel nord e nel sud del mondo: l’accesso equo ai mercati, la speculazione sui prezzi, il crollo della produzione e la conservazione della biodiversità».

 

Che cosa chiedete dunque al Forum?

«Siamo qui in primo luogo per riaffermare che oggi ci sono un miliardo e mezzo di contadini che sta producendo praticamente per tutto il resto dell’umanità, e quindi è necessario che venga dedicata loro una maggiore attenzione. Più specificatamente, chiediamo ciò che già era stato messo sul tavolo nel vertice del 2006: una riforma agraria genuina, che non riguardi solo la distribuzione della terra ma anche un rinnovamento nei modelli di produzione e di consumo. Nei Paesi in via di sviluppo il 70 per cento degli abitanti vive di agricoltura: è necessario rimettere al centro questa attività e soprattutto gli uomini che vi si dedicano».

 

Il Forum ha appena affermato che, in vista dell’incremento della popolazione, è necessario un aumento del 70 per cento della produzione agricola: voi che soluzioni offrite?

«Non siamo d’accordo su questo: il cibo c’è per tutti, è solo distribuito male. Soprattutto non siamo d’accordo con un modello che, per ottenere questo risultato, punta ad incrementare in maniera intensiva la produzione dei terreni attualmente coltivati. Sono anni che sentiamo parlare di questi temi, e l’unico risultato è che la fame aumenta invece di diminuire, così come la speculazione sui cereali e l’impoverimento di intere fasce di popolazione. Il modello agricolo che noi proponiamo è una risposta reale sia alla crisi agricola che a quella climatica: mettendo al centro il contadino e la coltivazione biologica, possiamo produrre emettendo meno anidride carbonica, e allo stesso tempo arricchire e fertilizzare il terreno consentendo raccolti migliori».

 

Il biologico è solo una moda, o sta nascendo un interesse genuino?

«Se fosse solo una moda, con la crisi avremmo visto un calo dei consumi, cosa che invece non c’è stata. Il biologico non è solo questione di certificazione del prodotto, ma di un intero stile di vita, produzione e consumo, che mette al centro le risorse della terra e il contadino. Il nostro obiettivo è accorciare la distanza tra produttore e consumatore, e si sono già ottenuti importanti risultati in questo senso».

 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons