Il “caso” Saluzzo

Qualcuno l’ha definita la Rosarno del Nord perché i braccianti agricoli stagionali sono ormai tutti stranieri in cerca di un'opportunità
saluzzo

Il comitato provinciale della Croce Rossa di Cuneo proseguirà con l’assistenza ai migranti sistemati presso il Foro Boario di Saluzzo ancora per qualche giorno, come richiesto dal comune.
Quella dei migranti a Saluzzo è storia lunga. Il saluzzese, in provincia di Cumeo, è un’area agricola di pregio che da sempre ha attirato e dato lavoro a centinaia di stagionali in agricoltura. Da ormai più di dieci anni i lavori stagionali agricoli sono tutti affidati agli immigrati e così in città sono arrivati uomini in cerca di lavoro che hanno dormito sulle panchine dei giardini o cercato rifugio in case abbandonate. Una presenza che è sempre più in crescita, soprattutto quella degli africani che si sono radunati nella vecchia e ormai in disuso stazione ferroviaria, ma dall’ottantina dei primi dieci anni del duemila sono diventati 180 nel 2011 e più di 300 quest’anno.

Nel 2010, su iniziativa del comune di Saluzzo e della Caritas, si è avviato un tavolo informale aperto ai comuni del saluzzese, alle associazioni dei datori di lavoro, alla Caritas e ai rappresentanti dei volontari, allo Sportello immigrati, a parroci e sindacati per ragionare sul come alloggiare i lavoratori stagionali stranieri. Si è trovato spazio per 180 persone. Quest’anno la crisi ha messo in difficoltà un po’ tutti. L’offerta di lavoro è decisamente diminuita, ma fin dal mese di marzo alcuni migranti africani hanno iniziato, nonostante le avverse condizioni meteorologiche, a stazionare sotto la pensilina dell’ex magazzino della stazione ferroviaria di Saluzzo.


Benchè il progetto prevedesse l’inizio dell’ospitalità in luglio, il 5 maggio i luoghi dell’accoglienza sono stati aperti e due imprenditori agricoli hanno messo a disposizione alcuni alloggi fino ad ospitare 170 persone. Ma gli arrivi non si sono arrestati ed oggi al di fuori del Foro Boario sono accampati oltre 130 uomini venuti a Saluzzo da tutta Italia per qualche giorno di lavoro. Sono muniti di regolari permessi di soggiorno, molti per protezione umanitaria; alcuni hanno alle spalle un contratto di lavoro non rinnovato per la crisi e le grandi città dove non si sentono più sicuri.
 Per loro, che pure nel mese di agosto in 70 hanno ottenuto un contratto di lavoro, non è stato possibile trovare una soluzione abitativa e sono rimasti nei pressi del Foro Boario con la possibilità di utilizzare i servizi igienici della struttura. A questi si sono aggiunti tutti coloro che, attirati dal lavoro, sono giunti carichi di speranza ed hanno dovuto ben presto cozzare contro la cruda realtà dei fatti. Di lavoro non ce n’è per tutti.

«Non sono invisibili – dice il sindaco Paolo Allemano – nessuno intende nasconderli: sono lì a rappresentare la disperazione di chi è fuggito dal proprio Paese a causa di guerre, dittature e povertà, alla ricerca di migliori condizioni di vita; sono lì a rappresentare le difficoltà di ogni politica delle migrazioni. 
Il tavolo di lavoro è accusato da alcuni di aver fatto troppo poco, da altri di aver fatto troppo: si è fatto semplicemente il possibile cercando di coniugare il rispetto per ogni uomo con la mancanza di risorse e la consapevolezza di non essere onnipotenti».

La situazione è peggiorata ancora di più in occasione della Mostra della meccanizzazione agricola che ha occupato il Foro Boario e costretto gli africani ad allontanarsi dall’area, la loro “momentanea casa”, proprio nei giorni di pioggia e brutto tempo. Per far fronte a questa situazione la Croce Rossa ha montato tende per offrire un riparo migliore a questa massa di migranti arrabbiati ed allagati.

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