Il bene comune sia l’obiettivo di ogni politico

Appello del cardinale di Milano agli amministratori locali della Lombardia contro la violenza verbale e a favore di un'amministrazione saggia e lungimirante 
Milano piazza Duomo

Un invito chiaro, accorato, più che mai puntuale ed esigente, quello rivolto ai politici dal cardinale di Milano Tettamanzi al termine di una serie di incontri con gli amministratori locali della Lombardia. L’invito è quello ad avere uno sguardo di fiducia, relazionale, profetico e ottimista nonostante la crisi, per promuovere il bene comune. Perché, oltre che cittadini, siamo tutti con-cittadini in uno stesso territorio, amministrati e amministratori.

 

C’erano ad ascoltarlo i rappresentanti del governo del territorio, il sindaco di Milano, il governatore lombardo, il presidente della Provincia con gli assessori, i capigruppo di tutti gli schieramenti. Ma sono arrivati in forze anche i sindaci dei piccoli paesi, i giovani delle scuole di formazione all’impegno socio-politico, chi è amministratore da anni e chi spera di diventarlo presto. Il tema della riflessione il cardinale lo attinge dalla parabola del seminatore, per indicare il suo profilo morale, quello del seme buono per eccellenza, del bene comune che dovrebbe vedere l’amministratore in prima linea nell’ascolto dei cittadini.

 

L’agire dell’amministratore ha molti “atteggiamenti”: quello fiducioso e ottimista, che pur in tempi di crisi, come l’attuale, sa guardare al futuro, anche perché il “terreno buono” esiste, sottolinea il cardinale, ma occorre scoprirsi e sperimentarsi non solo singoli cittadini di un territorio, ma con-cittadini gli uni degli altri, spingendo lo sguardo più in là. Seminatori-amministratori pazienti e lungimiranti, capaci di “profezia”.

 

«Occorre lungimiranza anche nel progettare lo sviluppo urbanistico del territorio – spiega Tettamanzi –, immaginando chi saranno i nuovi cittadini, spesso provenienti da Paesi stranieri, tenendo conto della sempre crescente mobilità delle persone e delle famiglie, dettata dalla globalizzazione; considerando tutte le categorie sociali che un territorio ospita».

 

E, poi, i giovani, «da coinvolgere, da appassionare a tale servizio, senza paternalismi», nella consapevolezza di quanto una lettura “moderna” della società e dei problemi possa essere preziosa per il futuro. Con un obiettivo da raggiungere che è, certo, ambizioso, ma necessario, come appunto il bene comune, perché si tratta di servire la persona, ogni persona. Il cardinale cita ancora la benevolenza che è «atteggiamento necessario nella nostra società che si presenta sempre più incattivita, in cui le relazioni sono spesso improntate a diffidenza, invidia, odio, ira, ostacolando così di fatto la convivenza serena, l’accoglienza e la disponibilità a guardare al futuro. Quante volte vengono formulati e diffusi pensieri cattivi, la zizzania del sospetto, delle critiche ingiustificate, della calunnia».

 

«Anche a livello locale sta prendendo piede quel malcostume della violenza verbale dei politici che dà triste spettacolo nei dibattiti televisivi o addirittura nei palazzi più nobili delle Istituzioni. Una violenza inaccettabile, non solo perché è segno di maleducazione, bensì perché può essere contagiosa e trasformarsi da parole in azioni».

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