Il bambino di Noè

I nazisti, il piccolo Joseph e l'arca di padre Pons
Il bambino di Noè

Chi fu il primo collezionista? È ovvio: Noè. Il mondo stava scomparendo sotto uno sfacelo d’acqua, irriverente d’ogni vita. E Noè cominciò la sua collezione: un dromedario e una dromedaria, una ragno e una ragna, un formico e una formica… Non s’interessò dei pesci che stavano fin troppo bene in quel disastro. Imbarcò sull’arca da lui costruita quegli animali, per la folle scommessa di salvare tutte le creature di Dio da quel terrore. E ricominciare la vita (per gli umani ci avrebbero pensato lui e la sua sposa, i suoi figli e figlie e relativi consorti).

 

Noè vinse la sua scommessa. Nel suo piccolo, la vinse anche padre Pons. Il prete cattolico del libretto di Éric-Emmanuel Schmitt, che ci abitua a una delizia dopo l’altra. (Il bambino di Noè, Bur, 5€). Il mondo è regolarmente in preda al terrore, a volte provocato dalla natura, più spesso dagli uomini. È il ‘42: i nazisti occupano il Belgio e i genitori ebrei del piccolo Joseph, per salvarlo, lo nascondono nel collegio cattolico di padre Pons, che accoglie sotto falso nome molti ragazzini ebrei.

 

Pons s’è costruito la sua arca: nella cripta della chiesa raccoglie oggetti di culto, libri, canti, preghiere ebraiche. Se Hitler vuole annientare un popolo, lui vuole salvarne qualcosa. Per dare la possibilità di ricostituirsi. Del cuore di Padre Pons, grande come l’oceano, c’è oggi più bisogno che mai.

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