I referendum prepotenti

Dal nostro corrispondente a Kiev, il giudizio pesante sulle consultazioni di domenica scorsa, considerate illegittime dalla grande maggioranza della popolazione
Ucraina

Il referendum di domenica sull’indipendenza della regione di Donetsk riportava una sola domanda: «Sei favorevole all'atto di auto-determinazione statale della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Luhansk?». La regione di Donetsk ha superato decisamente in "efficienza organizzativa elettorale" la Crimea con i risultati ufficiali del referendum: l'89,07 per cento dei votanti si è espresso a favore della Repubblica popolare di Donetsk, il 10,19 per cento contrari, mente lo 0,74 per cento delle schede è risultato nullo. A Luhansk, i sostenitori del sì sarebbero invece stati addirittura il 96,2 per cento.

Dietro ai referendum e alle provocazioni di marca russofona ci sono le milizie filo-russe addestrate ed equipaggiate secondo gli standard moderni di Mosca. ll leader dei separatisti, Roman Lyagin, tra l’altro responsabile del conteggio dei voti, ha detto che il cosiddetto referendum ha solo il fine di risolvere la questione riguardante il diritto all'autodeterminazione della regione. Secondo lui, il destino della regione – che sі tratti di restare parte dell'Ucraina, di divenire parte della Federazione russa o mantenere l'indipendenza – verrà deciso più tardi.

Nelle regioni di Donetsk e Luhansk, oltre al referendum-farsa indetto dai filo-russi, si è tenuto anche un altro referendum: un sondaggio regionale sull’adesione di alcuni comuni alla regione di Dnepropetrivsk. Il sondaggio, chiamato “Referendum sulla pace, ordine e unità nazionale” è stato indetto dall’unione di circa cento comuni delle due regioni, comprese sette città importanti della regione di Donetsk insieme con Mariupol, e otto di quella di Luhansk. I seggi sono stati presidiati dalla Guardia nazionale ucraina in collaborazione con la polizia locale.

Coma ha detto l'altra sera il network Radiosvoboda, secondo i dati preliminari, a quest’altro referendum hanno partecipato più di 2,5 milioni di persone: circa 975 mila nella regione di Luhansk e circa 1 milione e 467 mila nella regione di Donetsk. Si aspettano ora i risultati.

Indipendentemente dall’esito del referendum “per l’indipendenza” di domenica, la gente di Donetsk sta affrontando un periodo di grave incertezza. Alcuni temono che i problemi correnti potrebbero presagire un ritorno ai primi anni 1990, un periodo buio in cui bande criminali rivali si disputavano le spoglie della ricchezza post-sovietica, con i negozi vuoti e i prezzi alle stelle.

Nelle piccole città minerarie di Donetsk, inoltre, le preoccupazioni per il futuro sono offuscate dalla rabbia contro il governo ucraino attuale. La gente ha effettivamente paura delle personalità politiche che vengono dall’altra parte dell’Ucraina, dall’Est, da Leopoli e dintorni. Ogni giorno il governo di Kiev si trova a dover ripetere che nessuno minaccia gli ucraini dell’Est e che non si vuole abolire l’uso della lingua russa, che il Governo di Kiev non sta sparando sulla sua gente e che non c’è bisogno dell’intervento delle forze di peacekeeping del Cremlino.

(Nella foto: a Mariupol barricate in fiamme contro le truppe di Kiev)

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