I popoli del sesto piano

Un invito alla conversione. Per i singoli ma anche per i popoli. Europa e Medio Oriente avrebbero qualcosa da dire e da fare al riguardo
donne arabe

Ho visto un delizioso film, ormai quasi dimenticato: Le donne del 6° piano, del francese Philippe Le Gray, una commedia delicata e in fondo spassosa. Con la delicatezza del cinema che suggerisce, e non di quello che grida o che, peggio, scrive didascalie, viene raccontata la rivoluzione portata in un caseggiato dei quartieri chic di Parigi dalle domestiche spagnole che abitavano, appunto, al 6° piano. Correvano i primi anni Sessanta. Lavoravano duro e avevano il sorriso sulle labbra, arrivando a contagiare un grande finanziere, uno dei padroni, che alla fine decide di “convertirsi”, cioè di cambiare vita.

Il film suggerisce una semplice riflessione: c’è un momento della vita dei singoli uomini e delle singole donne in cui si rimette tutto in dubbio. C’è bisogno di conversione. Convertere, cioè cambiare di direzione. E si è disposti a tutto, pur di cambiare.

 

Accade anche per i popoli, per le nazioni, per le etnie: arriva il momento in cui giunge il momento di cambiare registro, di convertirsi, di sperimentare nuove vie, nuove strade non ancora percorse. Gli errori del passato vanno assunti, “metabolizzati” come si suole dire quest’oggi. Ma la vita dei popoli non è una commedia. I Paesi arabi stanno cambiando, avvertono al loro interno una spinta straordinaria al cambiamento. Che stanno pagando con morti e feriti, con la distruzione di grandi ricchezze e poche concrete novità. Ma anche la nostra vecchia Europa ha bisogno di conversione, a tutti i costi stiamo invecchiando, stiamo impoverendoci e i poveri (le donne spagnole) vogliono smettere di essere sfruttati. E sono loro che hanno le energie per cambiare, che sanno ancora sorridere.

 

Ricordo la struggente impressione provata al valico di Erez, Striscia di Gaza: di qua (Israele) ricchezza e tristezza, al di là (Gaza) povertà e sorriso. Dobbiamo mettere i soldi e cultura (e non le armi), e loro ci metteranno il sorriso e le energie. Il sorriso è un bene relazionale, che vale come le nostre fabbriche e il nostro know how.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons