I giorni di Roma

Ai Musei Capitolini una rassegna esplora l’arte della Roma repubblicana, sedotta dalla Grecia.
Cicerone

«La Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore». L’antico detto ritorna in mente osservando la mostra capitolina I giorni di Roma. Marmi, terracotte, bronzi. È un viaggio affascinante quello che si compie nella produzione romana dal III al I secolo a.C. Si parte dai moduli ancora etruschi per aprirsi poi gradatamente all’influsso greco.

 

Esorcizzato a lungo da retori e uomini politici, pure esso diventa straripante. Tanto che oggi l’originalità dell’arte romana risiede soprattutto nell’architettura, nella pittura – quel che si è potuto salvare – e nella ritrattistica in modo particolare.

Così possiamo osservare urne cinerarie chiaramente etruscheggianti insieme a fregi di templi di forme classiche, in una singolare mistura di arte etrusca –l’amore per i materiali fittili è evidente – e simbologia greca.

 

Dal II al I secolo l’eroicizzazione di dei e personaggi compie il suo corso trionfale. La statua di Asclepio da Ostia è monumentale, panneggiata in modo da far emergere il corpo, solenne come quella di un dio greco. Eppure, nei monumenti onorari- statue a figura intera e busti – il tipico realismo romano prende il sopravvento. Il cosiddetto Virgilio (Copenhagen) o il Cicerone dei Capitolini offrono due volti intensi: il primo di un uomo pensoso e triste, il secondo di un politico dalla bocca sdegnosa e la larga faccia ciociara, circondato da una toga panneggiata come un arco trionfale che gli incorona il busto.

 

Quando Grecia e Roma cercano di unirsi, ne escono prodotti realmente originali. La grande statua marmorea di un militare, trovata a Cassino (oggi al Museo Archeologico di Napoli) presenta un uomo in nudità eroica, il corpo forte e un volto di guerriero esperto che guarda lontano. Un ritratto in realtà, celebrativo certo, ma resta un viso reale, con le rughe in fronte, le guance scavate e lo sguardo che si indovina altero.

 

Forse uno dei culmini della rassegna è il drammatico Ritratto di anziano da Osimo, sconcertante per la brutale fisicità. Una faccia percossa da mille rughe, dalla pelle cadente impietosamente tratteggiata, ma con la bocca piccola, stretta, in un atteggiamento che si sente forte, virile, deciso a lottare. È questa l’arte romana nella sua originale fermezza.

 

Ammirare poi i bronzi e i marmi con figure grecizzanti, copie di originali perduti, è certo una bella cosa. Ma dove Roma rimane Roma è in questi volti umani, che ne hanno fatto la grande storia.

 

I giorni di Roma. L’età della conquista. Roma, Musei Capitolini. Fino a settembre 2010. (catalogo Skira).

 

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