I candidati scendono nel ring

La stampa americana dipinge come un vero e proprio combattimento l'ultimo dibattito tra Obama e Romney. Una campagna elettorale che continua a riservare sorprese  
Obama-Romney

A leggere la stampa americana, più che un dibattito sembra un incontro di pugliato: «I rivali a pugni nudi per il secondo incontro», titola il New York Times; «Obama ritorna i colpi a Romney», rincara il Washington Post; «I candidati escono allo scoperto nel combattimento», conferma il San Francisco Chronicle. Dovunque si legga, insomma, l'impressione non è solo quella di una riscossa del presidente in carica – confermata da tutti i sondaggi, per quanto non sia ancora di nuovo in testa sul rivale – ma di un generale inasprimento dei toni della campagna elettorale.
 
La prestigiosa testata newyorkese, in un editoriale dal significativo titolo di «Colpo, su colpo, su colpo», osserva infatti come i due «si siano confrontati faccia a faccia, quasi petto contro petto, come due galli in combattimento». Metafora forse ardita, ma che rende bene la sorpresa di molti americani che, «profondamente delusi dalla performance di Obama a Denver – afferma il Post – sono rimasti semplicemente rapiti dal presidente che hanno visto sul palco». Anche i modi usati dai due sono stati ben lontani dal “politicamente corretto” tanto rigidamente osservato oltreoceano: «Si interrompevano, si attaccavano, invadevano lo spazio dell'altro, sembravano ignorare le domande degli interlocutori e non rispettavano i tempi loro assegnati», prosegue. Forse scene a cui siamo avvezzi nel Bel Paese, ma che lasciano a bocca aperta in quel di Washington.
 
Al di là dell'entusiasmo e della meraviglia davanti ai toni, i contenuti del dibattito sono stati anche questa volta sviscerati senza pietà dai media, con un'ossessione quasi maniacale su ogni singola frase: il New York Times dedica un intero articolo firmato da un team di esperti – uno per ciascun tema toccato nel confronto televisivo, dall'energia, all'immigrazione, alle politiche del lavoro – per mettere a nudo le contraddizioni, gli errori e – diciamolo pure – le bugie o mezze verità che ciascuno dei due candidati ha usato per mettere l'altro in cattiva luce. Ma a tenere banco è stata soprattutto l'accusa di Romney a Obama – prontamente smentita dal testo del discorso presidenziale – di non aver definito l'attacco all'ambasciata di Bengasi “un atto terroristico” e la questione delle tasse, uno dei punti più infuocati della campagna elettorale. Se Romney ha infatti assicurato di avere un piano in cinque punti per intervenire sul sistema fiscale, Obama ha replicato che «ne esiste solo uno: far sì che i più ricchi continuino a giocare con le loro regole». Pare che almeno parte della rete gli abbia creduto: oggi circola infatti sui social network un satirico «clicca qui per leggere i cinque punti del piano Romney», che puntualmente sfugge attraverso lo schermo ogni volta che il malcapitato navigatore cerca di avvicinarsi col puntatore del mouse.
 
Ma più che aprire davvero un serio confronto sui temi chiave, si sa che questi dibattiti puntano soprattutto a far presa sull'elettorato, «soprattutto sulle donne e sugli elettori indecisi», ammette il Post. E per quanto il Los Angeles Times riconosca a Romney di essersela cavata niente affatto male nel «descrivere una situazione economica non più sostenibile», il Chronicle non ha mezze misure nell'analizzare la reazione dei milioni di spettatori: secondo un sondaggio della Cbs, riferisce il quotidiano della Bay Area, il 56 per cento degli indecisi «ritiene che Obama farebbe un lavoro migliore nel sostenere la classe media», impressione confermata negli editoriali di diverni analisti indipendenti. I tweet raccolti dal Post, tuttavia, dipingono un elettorato assai più disincantato: dal «Hanno solo saputo dirsi l'un l'altro che le reciproche politiche sono già state testate e non hanno funzionato», al «È stata solo la litania di Romney sui fallimenti di Obama e quella di Obama sui propri successi», viene allo scoperto anche un popolo americano che non si aspetta certo i miracoli che la scorsa elezione aveva fatto sperare.
 
Rimane un ultimo dibattito per lunedì prossimo, sul tema della politica estera: e per quanto sia un argomento che tradizionalmente interessa ben poco l'americano medio, questa volta si preannuncia come un vero e proprio spareggio tra i due.

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