I 35 anni di Seveso

Fu la prima grande paura tossica per l’Italia: la diossina provocò la morte della vegetazione e dermatiti acuti. Ancora oggi difficile valutarne le conseguenze
Seveso

Era il 10 luglio del 1976 quando in Brianza,a Seveso, periferia industriale milanese, all’Icmesa, uno stabilimento di prodotti chimici, da un reattore per la produzione di esaclorofene, un prodotto relativamente innocuo usato dall’industria dei cosmetici, fuoruscì, diossina, sostanza chimica altamente tossica e cancerogena. Successivamente alcuni parlarono, senza che mai fu dimostrato che parte della produzione dell’azienda fosse di tipo militare e che tra l’altro si producesse orange, un agente chimico che tanti danni ha fatto in Vietnam.

 

Le conseguenze sull’ambiente La diossina fuoriuscita dal reattore si sparse su un vasto territorio tutto abitato, composto da undici comunità nella campagna tra Milano ed il lago di Como vennero direttamente colpite dalla nube tossica. I quattro municipi più colpiti, oltre a Seveso, la località più danneggiata in assoluto, furono quelli Meda, Desio e Cesano Maderno. La nube tossica causò subito i primi danni da esposizione critica: soprattutto al fegato e alla pelle con pustole orrende e difficili da guarire. La zona dell’incidente venne classificata in tre aree: la più inquinata, la poco inquinata e quella di rispetto. Non vi furono morti, ma oltre 200 persone vennero colpite una dermatosi provocata dall’esposizione al cloro e ai suoi derivati, con lesioni gravi. I vegetali investiti dalla nube si disseccarono e morirono a causa dell’alto potere diserbante della diossina. Furono circa tremila tra animali domestici e animali di fattoria morti e settantamila furono macellati per impedire alla diossina di immettersi nella catena alimentare. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute in generale, ancora oggi si studia e si indaga.

 

I rischi sulla salute La popolazione dei comuni colpiti venne informata della gravità dell’evento solamente 8 giorni dopo la fuoriuscita della nube. La memoria ci rimanda ad immagini apocalittiche con tecnici in tute bianche, e maschere, che dopo alcuni giorni, quando purtroppo i danni erano evidenti sia alle persone che agli animali, facevano allontanare le famiglie dell’area individuata tra la più inquinata.  Fu tra i primi grandi allarmi ambientali in Italia, ma da allora purtroppo nonostante l’adozione di leggi nazionali e comunitarie il sistema ambiente continua a restare senza tutele. Troppe leggi vengono disattese e c’è troppa leggerezza nel farle osservare, senza pensare che accanto alla minaccia dell’ecosistema naturale si sta distruggendo la salute umana.

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