«Hai parlato di me»

Così Margherita spera di sentirsi dire un giorno da quel Dio che non si stanca di testimoniare nei piccoli fatti quotidiani.
Illustrazione di Valerio Spinelli

Margherita e Romano Canal, ora in pensione, appartengono alla Chiesa del Risveglio, di cui lui era pastore. Lei, di qualche anno più anziana del marito, non sta bene e Romano l’accudisce con dedizione. La loro è veramente una vita al servizio di Dio. Fin da giovani sposi si sono lasciati guidare da lui e hanno girato il mondo per diffondere la sua Parola.
Con un sorriso aperto e un cuore altrettanto grande Margherita mi accoglie nel loro modesto e lindo appartamento a Lugano-Figino. Per lei i momenti più belli e più attesi sono quelli in cui può parlare di Dio con persone da cui si sente capita. E lo fa senza riserve.
«La mia vicina di casa – inizia a raccontare – ha una bimba ammalata ai reni. Mi ha portato degli abiti molto belli, che io faccio circolare. Sapendo della malattia, abbiamo pregato insieme per la piccola. Era talmente contenta che è tornata portando della frutta come ringraziamento. Non era necessario, ma ho visto l’importanza di una relazione personale perché l’amore di Dio è personale, per ciascuno…
«Un altro giorno m’è capitato un episodio che mi ha fatto sorridere. Stavo andando da un’amica che abita dall’altra parte del villaggio, quando mi si avvicina un bambino: “Io so che preghi tanto. Mi dai per favore un libro di Dio?”. Avendo capito che voleva una Bibbia, gli ho chiesto a mia volta: “Come fai a sapere che ho una Bibbia?”. “Tu l’hai data ad altri bambini e devi darne una anche a me!”. “Sì, va bene, ma devi parlarne prima ai tuoi genitori, se sono d’accordo. Di’ al tuo papà di telefonarmi”.
«Passa il tempo, ma il papà non telefona. Un giorno incontro di nuovo il bambino, che insiste: “Allora, quando mi dai il libro?”. Gli ho risposto che avrei io stessa chiamato il papà per spiegargli tutto. E così ho fatto, precisandogli che volevo rispettare la loro fede, ma che tuttavia, come genitori, erano responsabili dell’educazione religiosa del figlio. Lui, dapprima piuttosto seccato e duro, ha chiesto un po’ di tempo per riflettere. Dopo qualche giorno mi chiama e dice che sì, posso dare al figlio una Bibbia. Essendo lui cattolico, ho comprato presso la libreria San Paolo una bella Bibbia illustrata. Dopo due settimane quel signore mi telefona: “Signora Canal, leggo la Parola di Dio tutti i giorni insieme a mio figlio”.
 
E Margherita prosegue: «Era il giorno della festa della mamma e al culto tutte le mamme hanno ricevuto una rosa. Nonostante io non sia mamma, ne ho ricevuta una anch’io. Ero molto felice d’averla, ma tornando a casa mi son sentita spinta ad andare a trovare una vicina anziana e ammalata. Non mi conosceva, sicché quando ha aperto la porta è rimasta molto sorpresa. “Signora, le voglio regalare questo fiore che ho ricevuto. Nel mio cuore sento che appartiene a lei”. Mi ha invitata ad entrare e dopo aver chiesto di me ha aggiunto: “Io sono cattolica, ma non praticante”. Le ho parlato di Dio e lei ha manifestato il desiderio di ritornare in chiesa. “Se lo desidera veramente deve andare dal sacerdote, confessarsi e fare ciò che la Chiesa domanda”. E così ha fatto. Dopo qualche tempo è morta, in pace col Signore.
«A volte si è un po’ titubanti, non si osa, ma io non voglio lasciarmi frenare. Uno dei nostri canti dice: nessuno mi ha parlato di Gesù. Non vorrei essere quella persona alla quale il Signore rimprovera: “Tu non hai parlato di me…”.
«Per questa stradina spesso passava un vecchietto novantenne, che talvolta si sedeva sul muretto per riposare un po’. Un giorno mi avvicino a lui, che osserva: “Non mancherà più tanto tempo… ora sono vecchio!”. “Beh – gli dico –, bisogna essere preparati per morire”. E lui: “Che cosa significa ‘preparati’?”. “Mettere la nostra vita in ordine, davanti a Dio”. “Io sono cattolico, ma non vado più in chiesa”. “Sì, ma ciò non vuol dire essere pronti. Tanti vanno in chiesa per abitudine, ma non per fede”.
«Gli spiego che Gesù è morto anche per lui: se gli apre il cuore, egli gli aprirà il Cielo. E lui: “Vuole pregare con me?”. Incuranti di chi passava, abbiamo pregato insieme. Ora è morto, ma io so che prima è riuscito a parlare con un prete».
 
«Una volta – prosegue la mia amica – il parroco si è presentato alla porta di casa. L’ho fatto entrare e gli ho detto che ero la moglie del pastore protestante. Ho avuto un colloquio profondo. I cristiani della mia Chiesa mi hanno fatto molte storie: secondo loro, ero stata matta a far entrare un prete, non avrei dovuto aprirgli la porta. “Bene – ho detto loro –, questo è il vostro pensiero; il mio è diverso. In Cielo non entreremo con l’etichetta, di sicuro no! Nel mio cuore sentivo di agire in modo giusto e anche mio marito è dello stesso avviso. Quel sacerdote aveva una fede profonda, mi ha molto impressionata. Chi sono io per giudicare le persone?”.
«Ieri sono passata in municipio e la signorina era meravigliata che riuscissimo a vivere con i pochi soldi dell’assicurazione. Potremmo, infatti, chiedere un sussidio, ma per ora non lo vogliamo. Mio marito dà qualche lezione di musica e così ce la facciamo lo stesso. L’ho spiegato alla signorina, dicendole che siamo cristiani e abbiamo fiducia nel Padre. Ad un certo punto mi sono accorta che aveva le lacrime agli occhi. Io stessa ero meravigliata. “Signora – mi ha detto –, io non ho mai sentito nessuno parlare con una fede così grande. Sa che mi ha commossa?”».
 
Impossibile raccontare qui tutto di Margherita e di Romano, questa coppia veramente speciale che non si sente affatto in pensione, ma continua a dare testimonianza di un amore fedele e incondizionato a Dio e al prossimo.

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