Grecia, troppe incognite sugli aiuti

Una lettura approfondita delle decisioni dell'Eurogruppo sui nuovi finanziamenti lascia un retrogusto amaro, nonché frustrazione e delusione. Anche se le decisioni dell'Unione europea sono state presentate alla popolazione come estremamente positive, non è proprio così e restano numerosi interrogativi
Grecia

L’accordo per il salvataggio della Grecia presenta, da una parte, uno sviluppo positivo, perché approva una nuova tranche dei finanziamenti, per 10,3 miliardi di euro, e perché le posizioni dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale sono converse su una "road map" per la ristrutturazione del debito publico.

 

D'altra parte, però, bisogna tener presenti alcuni aspetti:

a) i 10,3 miliardi di euro saranno divisi in due parti: una di 7,5 miliardi che arriverà a metà giugno, perché siano pagate le obbligazioni verso la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, ma anche i debiti del settore publico verso il settore privato, a condizione che sia conclusa la valutazione del programma che include un ultimo controllo delle istituzioni sulla legge approvata pochi giorni fa, su cui dovranno essere fatte correzioni, per nulla positive per il popolo. Inoltre, questa prima parte del finanziamento dovrà essere approvata anche dai Parlamenti nazionali dell'eurozona.

La seconda parte dei fondi, circa 2,8 miliardi di euro, sarà disponibile da settembre, a condizione che siano approvate le riforme dei rapporti con le associazioni di categoria e i sindacati, cioè delle relazioni del lavoro, che provocherano un’altra ondata di tensioni sociali;

 

b) per quanto riguarda la ristrutturazione del debito publico, malgrado l'accordo su una "road map", se ne discuterà alla fine del 2018, cioè alla fine del programma, e non si sa esattamente di che tipo di ristrutturazione si tratterà. Tutto dipenderà dalle condizioni esistenti nel 2018;

 

c) il fatto che l'Eurogruppo abbia accettato che il surplus del 3,5% del Pil riguardi solo il 2018 e non i dieci anni consecutivi, come inizialmente avevano chiesto, praticamene non è né un favore né un sviluppo positivo. Semplicemente hanno capito, ovviamente con l’aiuto del Fmi, che sarebbe completamente assurdo un tale surplus perché non è successo mai e a nessun Paese del mondo, figuriamoci a un Paese tanto problematico.

 

Complessivamente, ci sono troppe condizioni, senza riferimento a numeri concreti. Inoltre, l'Eurogruppo vuole che le misure siano attuate entro l’estate 2016, mentre la legge recentemente votata rimanda l’attuazione di molte delle misure al secondo semestre del 2016, altre al 2017 e altre ancora al 2018, il che mette grande pressione sul governo che vuole guadagnare tempo ed evitare ulteriori tensioni sociali. Inoltre, c’è sempre il problema della fragile maggioranza governativa.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons