Gossip, fango e pretesti

  Parla di nuovo il presidente Napolitano in visita in Veneto. Stigmatizza la stampa, non tutta…
Napolitano

 

Al Mattino di Padova, il presidente Napolitano in visita in Veneto ha detto: «Nell’incontro abbiamo parlato anche dei giornali che non si sono occupati in tempo di quanto accadeva qui, certo anche perché sono invasi dal gossip. L’importante è non offrire pretesti». Una dichiarazione apparentemente quasi ovvia, in un periodo mediatico caratterizzato da fibrillazioni, colpi di scena, divisione, accuse.

Il presidente, che tutti sanno parlare correntemente l’inglese, usa un termine della lingua d’Oltremanica diventato corrente anche da noi per sostituire il nome comune italiano, forse più colorato e onomatopeico e certamente più bello, di “pettegolezzo”. Certo, “gossip” è più facile da dire, due sillabe appena, mentre “pettegolezzo” ne conta ben cinque, troppe per la rapidità della nostra vita.

 

Dico tutto ciò a ragion veduta: infatti la rapidità è una delle regole dell’attuale giornalismo (anche quelli radiofonico, televisivo e web), stretto tra le necessità di fare cassa rapidamente (dal lato dei ricavi) e di ridurre le spese per i giornalisti (dal lato dei costi). Cosa c’è di più semplice che spiattellare giornalisticamente un po’ di pettegolezzo, in dosi massicce a dire il vero, articoli a basso costo e a sicura audience, pardon di sicuro ascolto o lettura?

 

Se poi il gossip-pettegolezzo riguarda la politica, i giornali vincono il terno al lotto. Poco importa se sia vero, se sia espressione di parziale verità, se sia solo una voce o se sia qualcosa di provato. L’importante è parlarne e fare cassa. È uno stile di giornalismo che non ci sentiamo di condividere. Perlomeno in certi suoi eccessi, perché in certi frangenti anche una notizia di pettegolezzo può avere una forte valenza politica e giornalistica.

 

Ma il presidente Napolitano ha aggiunto una parolina, questa volta italianissima, che non può non far riflettere: pretesti. «L’importante è non offrire pretesti». Cioè non offrire occasioni alla stampa per scivolare nella spirale perversa del gossip-pettegolezzo. In questo campo, purtroppo, tanti politici, non tutti per carità, non solo il premier sia detto, di pretesti ne offrono sin troppi: spesso c’è solo l’imbarazzo delle scelta. Ma anche quei giudici che danno alle stampe valanghe di intercettazioni e di verbali debbono fare il loro buon esame di coscienza.

 

Gli inviti alla coerenza di vita, pensiero e azione rivolti ai politici da tante parti – da Benedetto XVI a Claudio Magris, dal Forum delle famiglie a Legambiente, per dire che non sono solo i cattolici a indignarsi – debbono ormai fare riflettere tutti i poteri: i tre tradizionali a quello mediatico, per non scivolare in una anarchia incontrollabile. Mentre ampie fasce di popolazione soffrono per i dissesti idrogeologici, per la cassa integrazione e la disoccupazione, per il “mal di vivere”.

 

In questi giorni partecipo ad un congresso con alcuni colleghi delle Città Nuova di Brasile, Argentina, Germania, Francia, Slovenia e via dicendo. I colleghi sono veramente sorpresi della valanga di fango che esce dal nostro sistema mediatico, non si capacitano del fatto che il pettegolezzo sia ormai la prima arma politica e mediatica. Certo, anche nei loro Paesi cresce il peso del gossip nelle pagine dei giornali e nei telegiornali, ma in misura decisamente minore. Uno di loro mi diceva forse un po’ ingenuamente: «Il fango da noi serve per costruire le case dei contadini delle zone più povere, mentre qui da voi serve per demolire la società. Dovreste far seccare questo fango per costruire case». Un buon augurio.

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