Gli italiani continuano ad emigrare

“In dieci anni, sono 700 mila gli italiani che emigrano, in prevalenza dal sud, verso il nord o verso l’estero “: non si tratta di una notizia che riguarda solo il passato, del resto a tutti ben noto, che per decenni ha fatto dell’Italia un paese di emigrazione. È il risultato di un piccolo volume di Enrico Pugliese, presentato il 13 gennaio scorso presso Il Consiglio Nazionale delle ricerche, intitolato, appunto, L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne. È stato infatti il Cnr a richiedere al noto sociologo la conduzione di questa ricerca, basata sui dati del censimento Istat 2001 che comprende l’arco di un decennio. Che l’Italia, diventata paese di crescente flusso immigratorio, sia rimasta paese di emigrazione, già lo si sapeva: che questo movimento in uscita fosse così consistente da uguagliare quasi quello in entrata, è stato una grossa sorpresa. D’altra parte, i numeri dicono che dal 1991 al 2001 si sono spostati dal sud verso le regioni del nord o verso l’estero 700 mila nostri concittadini. Mentre l’emigrazione interna totalizza 200 mila unità, altri 500 mila vanno oltre confine: un esodo piuttosto difficile verso la Svizzera, che non appartiene all’Ue; non altrettanto difficile verso la Germania, dove parenti ed amici sono la base di appoggio, e l’emigrazione si configura ormai come libera circolazione di manodopera. Non è detto che siano poi i braccianti ed i disoccupati a cercare altrove un futuro più sereno, ma anche i laureati ed i tecnici superspecializzati. Non si pensi solo ai celebri scienziati la cui “fuga” ha fatto anche in questi giorni notizia. È in atto anche una fuga di cervelli che sarebbe offensivo chiamare minori, giacché proprio su di loro si potrebbe fare affidamento per il rilancio economico delle regioni di origine.

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