Gigi Riva, i 70 anni di “Rombo di tuono”

Il campione ha festeggiato il suo compleanno in famiglia, ma ha ricevuto gli auguri anche dal presidente della Repubblica. Scelse di vivere l'intera carriera calcistica nel Cagliari rifiutando le proposte di club importanti perchè «so di aver superato l’esame come calciatore, adesso mi interessa passarlo come uomo»
Gigi Riva

In molti, nel mondo dello sport e non solo, hanno affollato lo scorso 7 novembre stampa e social network per rivolgere almeno un piccolo pensiero di auguri ad uno dei più noti centravanti della storia del calcio italiano: il grande Gigi Riva. Nato a Leggiuno, piccolo comune del varesotto sulle sponde del Lago Maggiore, da una famiglia molto umile ove il pallone era tutt’al più il passatempo domenicale di un’Italia che rialzava la testa dopo la seconda grande guerra, da bambino non avrebbe certamente immaginato di passare per decenni tra le romantiche cronache del pallone internazionale. “Rombo di tuono”, lo aveva ribattezzato il maestro del giornalismo sportivo Gianni Brera per la potenza del suo celebre sinistro.

Carattere schivo e riservato, ha preferito smarcarsi dalle celebrazioni con la stessa tenacia con cui lo fece nelle aree di rigore per alcuni indimenticabili anni a cavallo tra i ’60 e ‘70. Ha festeggiato il suo 70° compleanno con una cena con i figli: insolito per un mito che è ancora il miglior marcatore della storia in azzurro, con 35 reti in 42 presenze.

Tanti gli attestati di stima, a cominciare dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in un telegramma l’ha definito “simbolo della nostra sportività nazionale". "Dentro e fuori dal campo – ha scritto di lui il presidente FIGC Carlo Tavecchio – ha dato un volto alle più belle declinazioni del calcio: tecnica, forza fisica, professionalità e sensibilità umana". Il più alto organo internazionale del pallone, la FIFA lo ha celebrato con il tweet "Buon compleanno Gigi Riva, la leggenda oggi ha 70 anni", mentre quello europeo, l'UEFA, sul proprio sito gli ha dedicato una rassegna dei suoi gol più belli.

Papà sarto e barbiere, mamma casalinga, dopo un’adolescenza segnata dalla morte di una sorella e di entrambi i genitori, gli esordi in una fabbrica di ascensori e il debutto tra i professionisti a Legnano, questo ragazzone di spalle larghe e carattere determinato, scelse di farsi largo a Cagliari.  Gli scettici obiettavano: «Cosa vai a fare su un’isola: è meglio che resti qui a lavorare». Non potevano immaginare che Gigi sarebbe passato presto alle grandi cronache sportive per un clamoroso scudetto che entusiasmò un popolo intero e fu conquistato dal Cagliari nella stagione 1969/70 anche grazie alle sue 21 reti. Poi la corte della Juventus, ma lui rispose: «io da qui non mi muovo». “Rombo di tuono” motivò la scelta dicendo: «So di aver superato l’esame come calciatore, adesso mi interessa passarlo come uomo». Segnando 164 gol in serie A, Riva trascorse quasi tutta la carriera al Cagliari perchè «A Cagliari eravamo una famiglia, in un grande club non sarebbe stata la stessa cosa»

Pochi tuttavia ricorderanno un curioso retroscena legato a quel leggendario Cagliari: sotto il sole di agosto, a partire dal ’61 e per ben sei estati, i ritiri si svolsero a San Marcello Pistoiese. Di questo grazioso paesino, incastonato nel cuore della Toscana ai piedi della montagna, era originario l’indimenticato Arturo Silvestri, sergente di ferro dal cuore paterno che rese squadra formidabile un gruppo di umili ragazzotti desiderosi di emergere, per non tornare al duro lavoro di campi o fabbriche.

«Anche lui ha creato lo scudetto» disse Martiradonna, una delle icone di quel Cagliari, ricordando i soggiorni all’Hotel Giardini, ove sono ancora conservati i ritagli di giornale che celebravano un calcio sorprendente e genuino, ricordi dell’amicizia tra quella squadra e la popolazione locale. Nel ’64 quel Cagliari salì in Serie A, inorgogliendo per prima proprio i sognanti “sanmarcellini” che osservavano Riva incantati «quando tirava con quel sinistro incredibile che scaraventava questi palloni che era meglio non intercettare». San Marcello vide negli anni questo inossidabile gruppo di amici divenire una formidabile squadra: campioni nati in provincia, sempre disponibili al dialogo, paesani tra paesani nel tempo libero. L’ultimo ritiro a San Marcello fu quello del ’66 e quattro anni dopo quella squadra avrebbe trionfato incredibilmente in Serie A. Ma la lezione di mister Silvestri, la leggenda di Riva e compagni resta: ci sono valori, motivazioni e insegnamenti che non si possono comprare. Buon compleanno, Rombo di tuono, e grazie.

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