Fraternità a Ventimiglia

La città si sveglia ogni mattina con il buongiorno dei nuovi ospiti. Assonnati gli uni, assonnati gli altri. Il sole, la foschia, la pioggia di queste giornate di inizio estate sono avare di stabilità. Ma loro sono lì, e pare aumentino ogni giorno. Il tè caldo, il latte, la cioccolata, il panino, la pizza, i biscotti, sono il buongiorno. I pendolari, i frontalieri, il popolo degli studenti verso le sedi di esame, s’intrecciano con i volti assonnati, ma belli e giovani di questi nuovi cittadini. E ora a Ramadan iniziato con persone che pregano Allah e invocano con intensità Mohammed.

Ventimiglia, tra le tante immagini di solidarietà, mostra anche quelle di una bimba piccolina francese che tutta contenta offre caramelline ai profughi seduti sul muretto lungo il mare. Loro accettano, sorridono, e se le mangiano contenti. In stazione un’altra bimba, questa di colore, con occhi bellissimi e vispi, cerca di tirare qualche calcio a una palla che i poliziotti italiani gli lanciano, cercando di farla felice, almeno per un attimo. E poi il risultato si sdoppia, sono felici anche i poliziotti che per un po’ scaricano tensione e disagio e tornano ad essere genitori, papà, nonni e zii.

Sono fotogrammi belli che vanno ad aggiungersi alle tante che questi giorni mostrano come la città che si è messa in moto con uno slancio di immediata generosità. Per le strade c’è chi raccoglie scarpe, chi cerca giocattoli, indumenti. Persone disoccupate, altre che dopo il lavoro o al mattino prima di andarci passano nell’atrio della stazione a dare una mano per servire la colazione o la cena. O per vedere se c’è necessità di qualcosa.

È una generosità che contagia anche i nuovi arrivati, come Nassir del Sudan che domanda di indicargli il Seminario in modo che possa aiutare in cucina a preparare i pasti. Ma c’è anche un altro bel gruppo di giovani di colore che passano nell’atrio della stazione  a raccogliere bottiglie di plastica, la carta e gli avanzi di cibo, lo mettono nei sacchi dell’immondizia e lo ammucchiano nei cassonetti. In serata ragazzi di alcuni centri sociali locali si sono incontrati su loro iniziativa per avere un confronto con gli immigrati e li hanno invitati a formare un cerchio con loro. Era presente un medico che parlava sia arabo che italiano e si è prestato a fare da traduttore insieme ad altri che lo facevano per il francese l'inglese. L'obiettivo della riunione era quello di conoscere le esigenze degli immigrati di modo da organizzarsi di conseguenza. Un giovane a nome di tutti ha detto: «Qui a Ventimiglia c'è tutta l'Africa. Veniamo da tante nazioni diverse. Siamo arrivati in Italia senza niente e voi ci avete dato tutto. Tutti i giorni ci portate da mangiare, da bere, cambi di vestiti,  scarpe, sorridendo. Noi tutti vi vogliamo dire grazie!! Vogliamo chiedervi scusa se l'esasperazione ha portato alcuni di noi ad essere maleducati con alcuni di voi e se la nostra presenza sta creando un disagio alla vostra città. Noi vogliamo continuare il nostro viaggio per arrivare alle nostre destinazioni. Aiutateci. Grazie».

Già, continuare, ma il sogno è sempre più arduo. Per impedirlo i francesi hanno installato dei segnalatori acustici per individuare chi cammina sulla strada ferrata, e inoltre sono stati intensificati i controlli alla stazione ferroviaria di Menton-Garavan, la prima dopo Ventimiglia, e alla barriera autostradale de La Turbie. Inoltre a Garavan vengono fermati tutti i treni provenienti dall’Italia ed eseguiti i controlli dei documenti ai passeggeri, chi è senza documenti viene immediatamente riportato alla frontiera di Ponte San Luigi. Solo ieri oltre 120 persone sono state trasferite dalla Francia all’Italia.

Il numero dei migranti sta aumentando in modo esponenziale e la Croce Rossa ha allestito una cucina da campo e un ambulatorio mobile dove saranno eseguiti tutti gli interventi necessari di primo soccorso. L’atrio della stazione è un centro di accoglienza sui generis. Croce Rossa, Caritas e altre associazioni si danno da fare perché ad ognuno sia garantita ospitalità, accoglienza e dignità.

Anche alcuni ragazzi del Ghana, Gambia e Somalia, che vivono presso la cooperativa il Faggio, sono presenti anche stasera ad aiutare in stazione. Nonostante abbiano già il loro permesso di soggiorno italiano, sono presenti sempre e si adoperano anche a mantenere la stazione pulita, passando ovunque a raccogliere la sporcizia dentro i sacchi della spazzatura. Hanno grandi sorrisi per tutti, cercano di tenere su gli animi, di dare informazioni e di essere vicini a qualche loro connazionale che continua ad arrivare. A ponte San Ludovico un'associazione umanitaria francese continua a garantire cibo e assistenza per chi sta sugli scogli. E tra le persone che osservano incuriosite, anche un uomo francese anziano con un cartello fra le mani che recita: «Mondo intero, Francia, io mi vergogno».

Seduto accanto a me sul treno che mi riporta indietro, Federico ha scattato un servizio fotografico sulla situazione che si vive in questi giorni al confine. Gli domando un suo commento su questi ragazzi di colore che stanno là aspettando di poter passare il confine, lui mi risponde così: «Da chi meglio imparare e vedere come vivere il presente, a credere nel futuro e giocarselo per i propri obbiettivi?».

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