«In un pianeta in fiamme, in un mondo in guerra, noi vogliamo spingerci in una direzione e in un mondo diverso». Sono queste le ragioni che spiegano le ragioni della Marcia Perugia Assisi promossa per domenica 12 ottobre 2025.
Nata dall’intuizione di Aldo Capitini nel 1961, la Marcia è diventata negli anni un segno di speranza e di fraternità. Per il Movimento dei Focolari, che aderisce all’evento, è un’occasione per rendere visibile la spiritualità dell’unità e tradurla in scelte concrete: dialogo, vicinanza ai popoli che soffrono, economia di pace, responsabilità personale e coraggio delle istituzioni.
Il prossimo 12 ottobre 2025 si terrà una nuova edizione della Marcia Perugia–Assisi per la pace e la fraternità, un appuntamento che ha visto generazioni intere camminare insieme. Un percorso di circa 24 chilometri, dai Giardini del Frontone di Perugia alla Rocca Maggiore di Assisi, che sarà attraversato da migliaia di persone diverse per età, provenienza e sensibilità, unite dal desiderio di custodire la pace come bene comune.
Per chi appartiene al Movimento dei Focolari, la Marcia non è soltanto una manifestazione, ma un’occasione in cui la spiritualità dell’unità si fa visibile verso l’esterno. Camminare insieme significa affermare che il dialogo – via privilegiata del nostro carisma – non è parola astratta ma passo concreto. È un modo per stare vicini ai popoli che soffrono, per ribadire che la fraternità non si ferma davanti alle frontiere e che ogni vita ha un valore unico. La fraternità è l’alternativa alla guerra: l’altro orizzonte possibile.
Ma la pace non può restare una semplice aspirazione. Deve diventare scelta strutturale, cioè progetto politico, economico e culturale. È urgente tradurla in disarmo concreto: ridurre la produzione di armi, fermare le forniture a zone di conflitto, sostenere la riconversione industriale. Accanto a questo, la pace chiede un’economia che generi lavoro senza alimentare distruzione: alternative occupazionali, sviluppo sostenibile, fondi dedicati alla riconversione di settori bellici.
Partecipare alla Marcia significa anche testimoniare una responsabilità personale. Negli anni lo hanno fatto i giovani obiettori di coscienza, i portuali che hanno rifiutato di caricare armi, i cittadini che praticano forme di consumo critico e di disobbedienza responsabile. Sono segni che dicono come la pace non nasce solo nei palazzi del potere, ma dal basso: dalle coscienze formate, dall’amore vissuto nelle famiglie e nei luoghi di lavoro, dalle scelte personali che ogni giorno orientano la società.
La Marcia richiama inoltre alla necessità di una rete laica e religiosa, capace di unire associazioni civiche, comunità ecclesiali e istituzioni. È anche un gesto che collega l’Italia a un respiro internazionale: la pace non si costruisce da soli, ma dentro reti globali che sostengono popoli e movimenti di tutto il mondo.
La Marcia è anche un’occasione educativa: camminando insieme, famiglie, scuole, gruppi giovanili e comunità imparano che la pace è una narrazione viva che si oppone alla cultura della guerra, mostrando che l’alternativa non è solo possibile, ma già in atto in gesti e volti che marciano fianco a fianco.
Chi marcia il 12 ottobre lo fa per affermare insieme che non ci rassegniamo all’idea che la guerra sia inevitabile, e che la pace – fragile e ostinata come un fuoco in una notte d’inverno – è possibile se diventa impegno condiviso.
Sulle ragioni dell’adesione ufficiale a partire dal 2016 del Movimento dei Focolari Italia alla marcia Perugia Assisi si rimanda a questo articolo intervista del 2018: clicca qui