Filippine: dopo il tifone

La conta dei morti e dei feriti, gli assalti ai negozi, i primi interventi del governo, i soccorsi internazionali, la mobilitazione del Movimento dei Focolari, la forza di reazione della popolazione. Dal nostro corrispondente
Quel che resta di Tacloban dopo il tifone

Manila, Filippine. «Siamo ancora sotto shock. Un tifone di tale portata non si era mai visto. Non c’è corrente, le comunicazioni sono interrotte, le strade piene di macerie». Questo il tenore dei concitati commenti dal nostro corrispondente di New City-Filippine, Romeo Vital.  

«Siamo ancora alla conta dei morti, dei feriti e dei sopravvissuti – continua Romeo –. Le popolazioni che abitano vicino al mare sono impossibili da raggiungere. Dalle province vicine a Tacloban la gente chiede cibo, medicine, soccorsi e soprattutto acqua, ma non si riesce ad aiutare tutti». Il governo, francamente in ginocchio, tenta tuttavia di reagire.

Racconta ancora Romeo: «Questa mattina l’ufficio telecomunicazioni è riuscito a ripristinare una piccolissima parte delle linee telefoniche private che hanno permesso a tanti di contattare per tre minuti le famiglie fuori dal Paese». In più «la polizia e le forze armate sono riuscite ad arrivare nel centro di Tacloban per fermare l’assalto ai centri commerciali e ai negozi».

Quest’oggi la situazione, come il tifone, sembra essersi calmata e si intravede una luce in fondo al tunnel. I soccorsi arrivano, numerosi, da tutto il mondo. «Vediamo la speranza: è data dalla mole incredibile di aiuti che stanno arrivando da parte della comunità internazionale e da parte di tutte le Filippine: una vera e propria gara di solidarietà», dice Romeo.

«Anche il Movimento dei Focolari si sta mobilitando un po’ ovunque. Da Manila stiamo mandando cibo, vestiario e coperte a Cebu, il centro più vicino a Tacloban». Tira, infine, un sospiro: «Le Filippine sono povere, ma hanno una forza dentro che le permette di sopravvivere anche in mezzo al fango. Succederà anche questa volta».

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