Ex prigionieri, futuri costruttori di pace?

In Irlanda e Sudafrica, alcuni tra i più attivi promotori della riconciliazione sono usciti dalle celle. Una via percorribile anche in Israele e Palestina? La testimonianza di un genitore
prigionieri

L’intero Paese ne parla: oltre mille prigionieri palestinesi, di cui alcuni coinvolti in atti terroristici che hanno causato diverse vittime, saranno rilasciati in cambio della libertà per il caporale Shalit. Poco meno della metà sono già usciti di cella al momento dello scambio. Se è evidente che tutti in Israele sono felici di vedere Gilad riabbracciare la famiglia dopo cinque anni, alcuni tra coloro che hanno perso i loro cari in questi attentati non possono non sostenere che i responsabili non dovrebbero mai tornare in libertà.

 

Ho perso moi figlio David in una sparatoria nella West Bank nel 2002. Inizialmente mi era stato detto che il suo assassino sarebbe stato rilasciato, mentre ora non è certo; ma quando sembrava pressoché sicuro, mi sono preso del tempo per capire che cosa davvero provassi. Davvero credevo in ciò che sono andato dicendo in tutti questi anni, a proposito del bisogno di riconciliazione tra i due popoli? E riguardo alla necessità di capire sia il dolore di una madre palestinese che di una israeliana? Come mi sentivo di fronte al fatto che l’assassino di David avrebbe potuto essere rimesso in libertà? La risposta che mi sono dato è che la vita di Gilad e la pace per la sua famiglia valgono tutto. Inoltre, che cosa me ne verrebbe dal mero senso di soddisfazione e vendetta che sentirei se l’uomo che ha ucciso David rimanesse in galera per il resto della vita? Non colmerebbe comunque il vuoto che ha lasciato. Non c’è vendetta che possa compensare la perdita di un figlio : io stesso avrei rilasciato chiunque pur di riavere indietro David.

 

Faccio parte di The parents Circle, un gruppo di palestinesi e israeliani che hanno perso un membro della propria famiglia nel conflitto. Il nostro obiettivo di lungo termine è creare un quadro per il processo di ronciliazione che sia parte integrale di futuri accordi politici. Quando è stato annunciato che l’assassino di David sarebbe stato liberato ho subito ricevuto diverse telefonate da amici palestinesi, tra cui alcuni del Parents circle : erano molto colpiti, e volevano venire a casa mia – alcuni fin dalla West Bank – per starmi vicino. Dicevano di essere fieri di come avevo reagito, e capivano quanto doloroso potesse essere. Penso spesso al dolore che provano le madri palestinesi del nostro gruppo. È identico al mio, e le lacrime sono ugualmente salate. Alcuni degli uomini del Parents circle sono stati a lungo in carcere, e oggi sono promotori instancabili della riconciliazione.

 

Sono rimasto molto colpito nell’incontrare alcuni ex prgionieri irlandesi e sudafricani, che hanno le mani sporche di sangue tanto quanto alcuni di quelli palestinesi: ma sono cambiati, e ora sono parte attiva del processo di riconciliazione nei loro Paesi. Forse anche noi dovremmo intraprendere la strada della giustizia riparatrice? In Sudafrica ho conosciuto una madre bianca che ha fondato un’organizzazione per aiutare gli ex combattenti, insieme all’uomo che le ha ucciso la figlia. Questo è parte del capire come superare la condizione di vittima. Non voglio essere vittima di nessuno, tantomeno dell’assassino di mio figlio : voglio capire perché l’ha fatto. Per quanto sia stata dura, ad un certo punto sono andato dal suo avvocato per cercare di capire chi è questo giovane. La via della riconciliazione passa per la comprensione.

 

Penso a David. Se non fosse rimasto ucciso, sarebbe probabilmente stato alla tenda dei sostenitori della famiglia Shalit. Avrenne capito il valore della vita umana, e che in Irlanda e in Sudafrica dei prigionieri con le mani macchiate di sangue erano stati liberati per poter dare una spinta ai negoziati. Alcuni dei più grandi attivisti per la pace sono usciti da quelle celle buie.

 

La riconciliazione è un processo inclusivo: i progionieri e l’intera società israeliana e palestinese dovrebbero sedere al tavolo della pace e costruire insieme un futuro. Dobbiamo trovare il modo di riconciliarci. Lasciamo che la famiglia Shalit ritrovi dignitosamente pace e serenità. Speriamo che i progionieri palestinesi, che dopo anni possono riabbracciare le loro famiglie, abbiano un futuro lontano dalla violenza.

 

Tratto da Common Ground News Service (CGNews), 18 Ottobre 2011, www.commongroundnews.org. Traduzione di Chiara Andreola

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