Ero straniero e mi accoglieste

Quest’anno il tema della Giornata mondiale di preghiera riguarda l’accoglienza e la condivisione, in un mondo che votato all’individualismo dovrebbe preferire l’ecumenismo
Giornata mondiale di preghiera

“Ero straniero e mi accoglieste”.Questo il passo biblico di Matteo utilizzato quest’anno per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera, evento ecumenico organizzato dalle donne che si tiene ogni anno nel primo venerdì di marzo. L’istituzione di questa giornata risale al 1887 negli Stati Uniti, dove un gruppo di presbiteriane, preoccupate per le sorti delle immigrate, si attivò in questo senso. Il movimento si diffuse poi Èaltri Paesi. Attualmente sono 170 quelli che vi aderiscono.

Quest’anno il materiale liturgico è stato scelto dalle donne francesi, col chiaro intento di riflettere sull’accoglienza dello straniero e sulla condivisione. Anche il logo dell’evento, un quadro dell’artista svizzera Anne Lise Hammann Jeannot, rientra in questo solco: graficamente astratto, in esso lo straniero è rappresentato come una sagoma nei toni del grigio, che si contrappone ai colori caldi del gruppo, fatto da pietre nella parte inferiore del dipinto. La stessa contrapposizione è stata ripresa nel testo di riferimento, in cui si alternano passi biblici, canti, testimonianze di vita e drammatizzazione.

Il ricavato dell’incontro è destinato all’associazione Casas, che opera da 30 anni per gli stranieri in Francia. Anche Potenza ha dato il suo contributo con un momento tenutosi presso la sede locale della Chiesa Evangelica. Nove le donne coinvolte, con diverse provenienze religiose, ma animate dal comune desiderio di trasmettere il messaggio dell’integrazione. L’intersa serata ha seguito questo fil rouge e un gesto su tutti lo ha confermato: l’unione di nastrini colorati distribuiti all’ingresso, per rannodare a noi l’altro ed essere legati nella fede in un unico Padre.

«È la fede che unisce ed è bello non dimenticare le nostre radici: tutti veniamo da Abramo», dice sorridente Lidia, pastore evangelico dell’Esercito della Salvezza, che durante la serata ha offerto spunti di meditazione. «Essere uniti nello spirito, poter condividere l’amicizia e la fede, facendo qualcosa insieme», riflette invece Franca, di Opera nuova. Dello stesso parere è anche Maryam, giovane donna musulmana in Italia ormai da anni: «Io confido molto nella forza della preghiera e quando si prega tutti uniti, oltre le religioni, si raggiunge una potenza unica, molto più forte di qualsiasi potenza bellica o politica. Sicuramente abbiamo più aspetti in comune che differenze, dobbiamo puntare su quello».

«Se un giorno saremo tutti uniti davanti a Dio, perché non iniziare già da oggi, perché perderci una grazia simile?» afferma Dino, che partecipa per la seconda volta alla Giornata Mondiale di Preghiera. Ne consegue che l’urgenza maggiore in un mondo a volte distratto, a volte sprezzante delle basi della vita comunitaria, è quella dell’ospitalità a più livelli. Perché tutti siamo stati o saremo in qualche modo stranieri non soltanto gli immigrati, ma anche noi stessi dinanzi a differenze culturali, sociali e a tutti farà piacere sperimentare il calore dell’inclusione.

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