Elogio del ministro Balduzzi

Città Nuova online non si unisce al coro delle critiche al ministro della Sanità, che ha messo il dito nella piaga, anzi nelle piaghe…
bibite gassate

Sarà che ha fatto tanto e troppo in fretta (ma non ci crediamo più di tanto), sarà che ha toccato interessi (e vizi privati e pubblici) ritenuti inattaccabili (ci crediamo invece tanto), fatto sta poche ore dopo le proposte, tra l’altro, di aumentare il prezzo delle bibite gassate zuccherate e di stabilire distanze di 500 metri da scuole, parrocchie e altri luoghi frequentati da ragazzini per i negozi di giochi e scommesse, il ministro della Salute Renato Balduzzi è stato sommerso dalle critiche. Si è parlato di mancanza di fondi per attuare questo decreto in 27 articoli (che prevede, tra l’altro, anche la riforma del servizio di assistenza dei medici di famiglia), anche se il ministro ha assicurato che la maggior parte delle disposizioni non comporta oneri, anzi assicura nuove entrate, e sono stati avanzati dubbi di costituzionalità e di merito. Insomma, questo decreto sembra non piacere a nessuno e già potrebbe essere accantonato prima ancora di essere presentato al Consiglio dei ministri.

Eppure, a sentire i medici, quanto previsto da Balduzzi sarebbe invece non solo importante per il maggiore benessere della popolazione, ma decisamente auspicabile. «Senza entrare nel merito dei costi, della completezza delle misure previste e della loro efficacia, ritengo che quello lanciato dal ministro sia uno dei pochissimi segnali che si sta finalmente lavorando sulla prevenzione delle patologie e sull’aumento della consapevolezza della popolazione». Lo afferma il pediatra Raffaele Arigliani, presidente della commissione Counseling della Società italiana di pediatria e direttore della scuola di formazione IMR (ItalianMedicalResearch), che sottolinea come quanto previsto da Balduzzi sia «in linea con quanto suggerito dalle società scientifiche di pediatria e nutrizione in tutto il mondo». Non dimentichiamo, d’altra parte, che il sindaco di New York, Michael Bloomberg, è andato ben oltre, proponendo il divieto di vendita delle bevande più caloriche. «È giusto – aggiunge lo specialista – che lo Stato promuova un’azione attiva e propositiva di disincentivazione di prodotti non salutari, fungendo da contrappeso alla forte pressione commerciale delle aziende che vendono alimenti potenzialmente dannosi, o comunque non utili all’organismo per la presenza di additivi e conservanti. Più che un provvedimento negativo, ritengo che sia stato aggiunto un tassello, spero iniziale, verso il benessere globale della persona».

Arigliani, che senso ha una tassa sulle bollicine?
«La parola chiave per parlare di questo argomento è “consapevolezza”, innanzitutto delle scelte che si compiono per poter accrescere la propria libertà e capire se esiste una differenza tra bere acqua o un bicchiere di vino e una bibita gassata zuccherata».

Vale a dire?
«Le bibite gassate zuccherate comportano un introito di calorie importante, non tanto se si beve mezzo bicchiere di aranciata o di coca cola, ma quando queste diventano bevande abituali. Oggi c’è un problema importante di obesità, sia in età infantile che tra gli adulti. Tanto che si parla di epidemia. Il 35 per cento dei bambini è obeso o in sovrappeso e questo dato è assolutamente allarmante, anche perché costantemente in crescita negli ultimi anni. Certo, le bibite gassate non sono l’unico fattore che influisce sull’obesità – contribuiscono anche un’alimentazione ricca di grassi e carboidrati e povera di fibre, il consumo di snack e brioche, la ridotta attività fisica – ma la somma di questi fattori porta all’obesità».

Perché è urgente intervenire?
«L’obesità è una patologia vera e propria, come una broncopolmonite o una cardiopatia: nessuno esiterebbe a curare queste malattie, mentre sull’eccesso ponderale e sull’obesità si è disposti a chiudere un occhio, perché non c’è la consapevolezza che in futuro acccrescerà enormente il rischio di patologie cardiovascolari e metaboliche, come il diabete. Di fatto, il soggetto obeso si sta privando di anni e di una migliore qualità di vita. È un soggetto che avrà bisogno di più cure, in futuro, e tutto ciò avrà un costo per lui e per la società».

Tra i provvedimenti previsti dal decreto, ci sono anche misure antifumo (multe più salate per chi vende sigarette ai minorenni) e contro il gioco d’azzardo. Che ne pensa?
«Il soggetto fumatore sta facendo un danno a sé stesso e a chi gli sta intorno: su ciò non vi è alcun dubbio! Smettere di fumare sarebbe l’unica azione ragionevole, tuttavia il fumatore sceglie di continuare sulla base di spinte “più forti della ragione”. Il prof. Luigi Gallimberti, noto tossicologo dell’Università di Padova, ha in questi giorni in pubblicazione un libro dal titolo esplicativo “Morire di piacere”, in cui ben illustra le dinamiche che portano a fare scelte svantaggiose quali il fumo, l’eccesso di alcool, le droghe. Avere uno Stato che diviene parte attiva nel disincentivare tali pratiche nocive è non solo auspicabile ma doveroso: la crescita dei costi e il divieto d’acquisto, per i minori, di alcool e fumo, è senz’altro tra queste. Tra l’altro le maggiori tasse serviranno per contribuire al costo che tali comportamenti hanno per l’intera società. La logica di disincentivazione è la stessa per le bibite gassate, come pure la necessità di acquisire consapevolezza. È importante che la società diventi protagonista di processi di benessere e attivi risorse per fare da contrappeso alle spinte commerciali che riducono di fatto la vera libertà di scelta delle persone, perché agiscono su leve non solo cognitive, ma emozionali, con un’enorme forza d’impatto. Il mercato deve essere al servizio del cittadino e lo Stato deve tutelarne i diritti fondamentali, per aiutarlo a far fronte a sofisticati e capillari meccanismi di induzione all’acquisto e al consumo, nei confronti dei quali la difesa del singolo è spesso debole e insufficente, mentre i costi di scelte incongrue ricadranno poi sull’intera collettività».  

Ma bastano 500 metri per disincentivare i ragazzi a giocare d’azzardo?
«Quando i chioschetti mobili dei gelati si posizionavano all’uscita delle scuole, il consumo di coni aumentava. Quando un ragazzo all’uscita di scuola si trova davanti un negozietto di scommesse ci saranno molte più possibilità che entri e si inneschi in lui l’abitudine al gioco d’azzardo. Certo, questa misura da sola non basta, ma è un “segnale di lotta”, un inizio per difendere i soggetti più deboli. Chi di noi lascerebbe la porta che dà sulla strada aperta se dentro casa c’è un bimbo che gioca? Nessuno. Ma i pericoli esterni non sono tutti visibili. Per quanto riguarda il gioco, proprio in questi giorni la “patologia da gioco d’azzardo compulsivo”, che rientra nell'area delle cosiddette "dipendenze senza sostanze", è stata riconosciuta meritevole di assistenza sanitaria senza oneri a carico del cittadino, a conferma di come sia una malattia cronica che va non solo curata ma prevenuta e che purtroppo vede gli ammalati in continuo aumento, negli ultimi anni, in ragione della maggiore e subdola offerta di gioco d’azzardo».

Quindi come giudica il decreto Sanità?
«Guardo con estremo interesse quest’azione sanitaria che punta alla prevenzione, che è una faccenda complicata: se mi impegno oggi per promuoverla, ne vedrò i frutti tra molti anni. La sanità non si può fare con i sondaggi. Purtroppo, però, molti politici non sono interessati a lavorare sulla prevenzione, perché quando ci saranno i risultati, forse loro non ci saranno più. Eppure, chi si occupa di prevenzione, fa il lavoro che avrà maggiori frutti e minor costi  per il benessere della gente, per le giovani generazioni».

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