Economia ed ecologia, una radice comune

Dal termine greco oikos derivano entrambe queste parole: il dibattito su come conciliarle in una tavola rotonda sulla green economy
Un momento del convegno sulla Greeneconomy

L’idea di sviluppo industriale è spesso legata all’immagine di fumose ciminiere: ma non è l’unico modello possibile. Se ne è discusso in una tavola rotonda sulla green economy – la cui traduzione più corretta, ha fatto notare il moderatore Luca Fiorani, è “economia ecologica”. Due termini non inconciliabili: «lo dimostra il fatto che provengano dalla stessa radice greca, oikos, che significa “casa”: una casa per l’uomo e una casa per la natura». Come recuperare dunque questa «relazione armoniosa tra economia e natura», per arrivare ad uno sviluppo sostenibile?

 

Una sensibilità crescente – A dare una prima risposta è stato Franco Resti, presidente della sezione Valdarno di Confindustria Firenze. L’associazione degli industriali, reagendo ad una accresciuta sensibilità ambientale stimolata anche dai costi dell’energia e dello smaltimento dei rifiuti, ha avviato il progetto green economy: dalla consulenza, alla formazione, agli incontri di scambio, ad un portale web, tutte le informazioni necessarie per lavorare in maniera più “verde” ed ottenere le certificazioni Iso ed Emas. Tra gli esempi pratici, l’impulso alla ricerca dell’efficienza energetica, alla sostituzione di alcuni materiali nel ciclo produttivo, e l’enorme sviluppo del fotovoltaico (più 1000 per cento in Italia, secondo i dati Enea), «un settore che conta in Toscana oltre 9000 addetti». Una sensibilità ambientale favorita da un tessuto di piccole e medie imprese «profondamente radicate nel territorio, che vedono nella green economy una nuova possibilità di sviluppo per poter competere a livello internazionale».

 

Non solo fotovoltaico – Ad attirare l’attenzione sul fatto che ancora più efficace del fotovoltaico sia la maggiore efficienza energetica degli edifici è stato Sergio Gatteschi, dell’Agenzia fiorentina per l’energia: l’Enea ha elaborato dei progetti in questo campo che consentono di risparmiare l’equivalente di una centrale termoelettrica per 700 mila persone. Tuttavia il successo di questo settore in Italia è ostacolato, secondo Gatteschi, «dagli andirivieni della politica e dalla nostra abitudine nazionale di spaccare il capello in quattro»: emblematico il caso da lui citato di un’azienda che produce case in legno di classe energetica A usando materiali provenienti dalla Finlandia e dal Portogallo, perché in Italia l’utilizzo del bosco – e la conseguente produzione di legname – è resa difficile da vincoli paesaggistici e idrogeologici non sempre giustificati; o il continuo cambiamento di normative ed incentivi per le rinnovabili, che «ha azzerato ogni possibilità di creare un’industria italiana in questo campo, perché diventa impossibile fare una pianificazione». Significativo anche il fatto, da lui ricordato, che manchi un piano energetico nazionale dal 1981. Un forte richiamo alla politica, perché «l’economia non è una questione di soldi, ma prima di tutto una questione etica, di come viviamo tra di noi».

 

La responsabilità delle banche – Gatteschi non ha mancato di bacchettare anche gli istituti di credito, che spesso tengono chiusi i loro cordoni quando si tratta di finanziare questo settore; e infatti Simone Silani di Banca Etica ha ammesso le responsabilità su questo fronte. Una banca, quella per cui lui lavora, che sa bene che cosa significhi il sostegno a soggetti non bancabili – ossia che non possono offrire sufficienti garanzie: «ma il nostro problema – ha precisato – sono le piccole dimensioni. E il sostegno della politica va invece verso i grossi istituti». Ad esemplificare ha citato come, a fronte dei 30 miliardi di dollari stanziati dall’Agenzia internazionale per il clima per lo sviluppo della green economy, «la Federal Reserve americana ha concesso aiuti ha tasso zero per 16 mila miliardi di dollari alle banche responsabili della crisi». Se quindi la green economy non è un settore residuale, ma «una prospettiva globale di sviluppo», è lì che anche gli interventi pubblici dovrebbero essere diretti.

 

L’uomo che nobilita il lavoro – A raccontare come operano nel quotidiano le aziende del settore sono stati Gaetano Mazzella di Enertech e Domenico Racca di Area progetti. Enertech, nata nel 2001 a Ischia, non solo si occupa dell’installazione di impianti fotovoltaici o solari nelle case e di offrire consulenza diretta al cliente, ma anche di «creare una cultura, che comincia dalle piccole cose: dal chiudere il rubinetto, al ricordarsi di spegnere la luce». Area Progetti, un consorzio internazionale di architettura, si sta invece occupando della costruzione di una biblioteca a Rosignano Marittimo (Livorno) con i moderni sistemi di “architettura sostenibile”, come i muri con l’anima in paglia e vetrate poste nei punti strategici. Un modo di lavorare che va oltre il semplice fare il proprio dovere, ma cerca anche la relazione con l’altro e con l’ambiente: «perché non è solo il lavoro che nobilita l’uomo – ha affermato Mazzella – ma anche l’uomo che nobilita il lavoro».

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