È morta Alberta Levi Temin, la donna che raccontava l’Olocausto ai giovani

È scomparsa mercoledì a Napoli. Fondamentale la sua testimonianza per tener viva la memoria dello sterminio degli ebrei
Alberta Levi Temin

Ho incontrato per la prima volta Alberta Levi Temin a Napoli, nel corso di uno dei molteplici incontri che faceva con i giovani e con chiunque glielo chiedesse, per raccontare l'Olocausto e come lei lo avesse vissuto. Una storia nella Storia, un racconto emozionante e drammatico, perché vero e mai dimenticato. Era già anziana, vent’anni fa, ma sapeva come appassionare i giovani, come far vivere loro la tragedia vissuta dagli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

 

Insieme alla sua amica Diana Pezza, promuoveva l'associazione Amicizia ebraico cristiana di Napoli, di cui era stata due volte presidente. Alberta Levi Temin, ebrea, era scampata a Roma alla prima deportazione degli ebrei dall’Italia, avvenuta il 16 ottobre 1943. Classe 1919, per molti anni aveva preferito non parlare di ciò che aveva vissuto quando erano in vigore le leggi razziali. Quando però, negli anni Novanta, si cominciò a mettere in dubbio l'Olocausto, sentì l'esigenza di ricordare la tragedia vissuta da tanti, di ricordare chi non c'era più e di impegnarsi affinché sempre più persone – soprattutto i giovani – conoscessero cosa era successo a milioni di persone nei campi di concentramento nazisti.

 

«Perdiamo una testimone diretta della tragedia dell’Olocausto che ha dato la sua vita per far sì che tutto quel che successe in quegli anni non fosse dimenticato, portandone il ricordo nelle scuole», ha affermato Diana Pezza, dando l'annuncio della sua scomparsa, avvenuta mercoledì 30 agosto a Napoli. Tanti i riconoscimenti da lei ricevuti per l'impegno per la pace e per la fraternità: la cittadinanza onoraria della città di Arzano, il Premio per la pace e i diritti umani della regione Campania, il Premio Dossetti per la pace, il Premio Mediterraneo e il Premio fraternità Città di Benevento.

 

Grazie al suo impegno, alla sua grande forza, Alberta ha contribuito a tener viva la memoria dell'Olocausto, di scuola in scuola, di gruppo in gruppo, parladno ai giovani, ai carcerati, a chiunque volesse ascoltarla, ovunque venisse invitata, finché ha avuto fiato, fino alla fine.

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