Dieci passi verso l’indipendenza

La diocesi di Rumbek, in Sud Sudan, ha fatto partire un percorso di formazione sociale e spirituale per i cittadini e porre così le basi del nuovo Stato
Sud Sudan elezioni

Mancano dieci settimane all’appuntamento del Sud Sudan con l’indipendenza, ottenuta dopo il referendum di febbraio. Ma certo non basta la formalizzazione dell’autonomia a fare uno Stato: se già Cavour aveva affermato che, fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani – e ci stiamo ancora lavorando 150 anni dopo –, ora il Sud Sudan deve fare i sud sudanesi. Nel contesto di un’entità statale ancora in formazione, a giocare un ruolo chiave è la Chiesa: la diocesi di Rumbek ha preparato un percorso di formazione sociale e spirituale in dieci passi, uno per ognuna delle settimane che intercorrono tra il primo maggio e il nove luglio. Il tema di apertura è il perdono: il primo passo, appunto, in una realtà profondamente segnata dalla guerra. Si spazia poi dalla solidarietà, al bene comune, ai diritti e doveri dei cittadini, alla partecipazione, al rispetto per l’autorità: «Dieci virtù necessarie a porre le basi del nuovo Stato – afferma a Città Nuova mons. Mazzolari, vescovo di Rumbek – da sviluppare non solo attraverso la preghiera quotidiana, ma anche grazie all’istruzione».

 

Il percorso preparato, infatti, si divide in due parti: «Ogni domenica i nostri sacerdoti tengono un’omelia sul tema della settimana; in un’altra giornata, invece, i gruppi in ciascuna parrocchia si incontrano per la formazione sugli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa». A tenerla sono sacerdoti, seminaristi e suore, ma anche laici, come catechisti e insegnanti. La partecipazione durante la prima settimana è stata buona: ciascun gruppo ha in media dalle 40 alle 60 persone, distribuite tra le dieci parrocchie della diocesi, ognuna delle quali ha dai 35 ai 40 centri.

 

Nella guida per la formazione sono proposti dodici temi, da cui ciascun gruppo può sceglierne dieci a seconda dei propri interessi: «Con le donne, ad esempio, abbiamo discusso del bene comune, e con i giovani della dignità umana». Scoprendo anche delle cose interessanti: «Quando ho chiesto ai giovani quale fosse, secondo loro, il bene più grande per una comunità – prosegue mons. Mazzolari – mi hanno risposto che sono le mucche, perché portano benessere economico e mogli, e che le persone più importanti sono i ricchi e i capitribù. In tutto il mondo, purtroppo, c’è la tendenza ad una cultura materialista». Il vescovo cita i giovani e le donne non a caso: i primi, infatti, «offrono l’opportunità di far crescere valori che loro già istintivamente sentono. Ad esempio, erano tutti concordi, nonostante le affermazioni fatte prima, nel sostenere che nell’ottica cristiana l’opzione preferenziale è per i poveri». Le donne invece «hanno dimostrato di saper mantenere l’unità in famiglia e portare il concetto di bene comune ai mariti e ai figli, spesso sorgente di conflitti».

 

La situazione del Paese, dopo l’euforia post referendaria, rimane infatti contrassegnata da una grande incertezza. Spesso persino la polizia non interviene per garantire la sicurezza della gente, perché guarda ancora ai concittadini secondo un’ottica tribale: «Per questo è necessario creare nelle persone la capacità di discutere, accompagnarla nel cammino verso l’uscita dal conflitto. Perché chi non conosce i propri diritti non ha nemmeno il coraggio di farsi sentire. Siamo preoccupati, e questo è un’ulteriore motivo per la preghiera». Una preghiera che, oltre all’appuntamento domenicale, si allarga al rosario quotidiano nel mese di maggio, alla novena per la Pentecoste e alla recita quotidiana della preghiera per l’unità, «che rimane lo scopo ultimo». Ai leader politici, invece, «chiediamo un impegno forte per un lavoro onesto, e soprattutto la sapienza per amministrare la giustizia non secondo violenza, ma con coraggio e amore».

 

Il sussidio dei dieci passi, in effetti, è arrivato anche alle autorità politiche: alla messa di apertura del percorso era presente anche il presidente sud sudanese Salva Kiir (nella foto), a cui è stata consegnata la preghiera per l’unità del Paese. «La sua responsabile della comunicazione – aggiunge mons. Mazzolari – ha inoltre divulgato il libretto a molti membri del partito di governo».

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