Diciassette arresti e un 1-1

Parliamo di calcio ma sembrerebbe più il titolo di una commedia se solo il bollettino, di ben altra connotazione, non fosse reale. Nello specifico, si tratta del bilancio degli incidenti scoppiati durante e dopo Italia-Croazia di ieri sera a San Siro, partita valida per le qualificazioni agli Europei 2016
Italia Croazia

La vergogna firmata dagli ultras croati, più di cinque mila allo stadio, si materializza intorno al 25' del secondo tempo: in campo arrivano fumogeni e petardi provenienti dal loro settore per un paio di minuti, fino a costringere l'arbitro olandese Kuipers  a mandare le squadre negli spogliatoi. Non contenti, anche dopo la partita e fuori dallo stadio, i tifosi croati si rendono protagonisti di lanci di oggetti nei confronti delle forze dell'ordine.

Durante la gara, vedere la Celere italiana costretta evidentemente a intervenire usando il manganello per arginare questo ingiustificato invasamento dà un’immagine mortificante dello sport, tanto che a gara conclusa Niko Kovac, CT croato, si sente in dovere di "chiedere scusa per quanto fatto dai propri tifosi".

Bambini in lacrime, tifosi impauriti, ma tutto questo perché mai? "Non è stato bello quello che è successo – ha affermato Daniele De Rossi – Negli stadi purtroppo entra di tutto, e non so perché". Il regista Modric, stella croata del Real Madrid uscito per infortunio, non si nasconde: "È sempre la stessa cosa, non capisco perché lo facciano, ed è un peccato avere dei tifosi così. Non so perché continuino a fare queste cose e a comportarsi così: tutto questo è una pazzia".

Nota positiva, in una serataccia per lo sport, la strategia messa a punto da polizia italiana e croata per evitare il ripetersi degli incidenti avvenuti nel 2010 a Genova in occasione di Italia-Serbia. Le informazioni pervenute alla vigilia alla Questura di Milano erano da codice rosso: al confine controlli e perquisizioni straordinari, pullman accolti in un’area appositamente adibita in Porta Venezia e scortati fino allo stadio, blindata l’area Lotto-San Siro, il centro e gli accessi alle metropolitane, divieto di vendere alcolici in tutto il centro di Milano, Stazione Centrale, zona Navigli ed area dello stadio. Fuori dallo stadio, prima della partita, nessun incidente, eppure resta da capire come qualcuno abbia evitato i controlli entrando con fumogeni e petardi.

La cronaca sportiva: un’Italia motivata trovava il vantaggio dopo venti minuti grazie ad una pregevole rasoiata dal limite di Candreva, cui pareggiava i conti quattro minuti dopo Perisic, con un tiro da posizione decentrata senza pretese sul quale però il nostro Gigi Buffon si produceva in una classica “papera”.

Il 3-5-2 confermato da mister Conte doveva rinunciare a Pirlo, Bonucci e qualche altro rincalzo d’esperienza, reggendo bene il campo pur senza brillare al cospetto di una compagine croata che presenta numerosi elementi tecnicamente eccellenti, a cominciare dai citati Modric e Perisic, attaccante esterno autore del gol e capace di sfiorare il gol vittoria con un velenoso diagonale mancino nel finale.

Si è rivisto tra gli azzurri El Shaarawy, tornato al gol nel suo Milan nell’ultima giornata di Serie A dopo due anni di eclissi, ma la notizia è che di questi slavi sentiremo certamente parlare nei prossimi anni calcistici per qualità e quantità di gioco, frutto di un ottimo mix tra giovani promesse e veterani affidabili come Srna e Olic. Italia da rivedere al completo dei suoi effettivi ed ancora in rodaggio: si riprenderà già domani sera in amichevole contro l’Albania, dato che Sindaco e Prefetto di Genova hanno scongiurato rinvii per maltempo.

Intanto, il calcio dei club ha approfittato per concedersi una pausa, seppure non sul piano mediatico: mentre l’istrionico presidente della Sampdoria, Ferrero, è riuscito a fare parlare di sé per avere cortesemente chiesto al presidente dell’Inter, Thohir, “di stirargli una maglietta” per la semplice fisionomia “filippina” (il magnate è indonesiano), la stessa società milanese ha esonerato il tecnico Mazzarri.

L’allenatore toscano paga la grave penuria di risultati e il gioco tutt’altro che apprezzabile della squadra, imperniato su un solo prevedibile schema, lasciando il posto al tecnico jesino Roberto Mancini, già vincitore sulla panchina nerazzurra di due scudetti (2007 e 2008) più uno a tavolino (2006).

Mario Agostino

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