Diario da Poznan

Italia-Irlanda in diretta dalla Polonia. Racconti, fatti e retroscena di un gruppo di tifosi partiti dal Veneto per sostenere la Nazionale
Tifosi irlandesi

Poznan, 17 giugno
Dopo sedici ore di viaggio in pulmino, siamo arrivati esausti a Poznan, cittadina di 600 mila abitanti, capoluogo della regione-voivodato della Grande Polonia. L’atmosfera è coinvolgente, invasa da tricolori verdi, bianchi, arancio. Il popolo irlandese ha veramente colonizzato tutti i bar della piazza principale. Le sfumature bianco-rosse polacche sono sparite di fronte alla marea verde presente in ogni dove.
 
A fatica troviamo un paio di tavoli e prendiamo posto, accomunati agli irlandesi dalla passione per la birra, che qui scorre a fiumi. Il clima è festoso e sereno: i famigerati ultras polacchi non si vedono, almeno con le loro bandiere. Non ci dovrebbero essere problemi, il “Lech” di Poznan è una tifoseria dura, ma non anti italiana. Qualche giorno fa però ci sono stati alcuni problemi tra polacchi e croati. Nonostante tutto, il clima festoso portato dagli irlandesi ha stemperato la tensione del pre-partita.
 
Ho parlato a lungo con Larry, capo di un gruppo di tifosi, mi conferma che qui sono circa 30 mila. Hanno ricreato il tipico clima irlandese, esportando il loro modello di tifo, colorato e nazionalista, basato sulle bandiere, i colori verdi delle maglie e allegri cori. Per ora pochi italiani e non molto colorati.
 
Poznan, 18 giugno
Oggi si gioca la partita, ci stiamo avvicinando alla città. Il nostro alloggio è situato a 50 chilometri da Poznan e anche qui… gli irlandesi. Il clima rimane sereno. Siamo stati fermati dalla polizia: andavamo un po’ troppo velocemente verso la partita. Va bene, risparmieremo un giro di birre. La vedo dura.
 
Troviamo irlandesi anche al distributore. Davvero impressionanti. Questa volta sono un po’ più diffidenti. La polizia ha notato la strana comitiva, ma ragionevolmente, visto che siamo in direzione Poznan, ci ha lasciato passare augurandoci buon viaggio e buona partita. L’ho inteso così, parlano polacco. Arriveremo in largo anticipo in città: un’occasione per godersi un pomeriggio in piazza.
 
L’interesse per la partita passa in secondo piano, è il clima di festa che prevale. I miei compagni di viaggio sono tutti italiani “doc”. Sono l’unico che parla inglese, ma comunque per ordinare qualcosa al bar non è così necessario, anche perché qui parlano solo polacco. Ci aspettavamo maggiori servizi visto la portata dell’evento sportivo, ma comunque questo non rovina l’atmosfera. Per strada incontriamo polacchi tristi per la loro eliminazione. Siamo passati a Breslavia per incontrare un amico indigeno, triste e davvero sconsolato. I polacchi speravano davvero in un risultato migliore. Pare segnata anche la sorte dell’Ucraina.

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