Dialogo: metodo per dare nuova linfa all’Italia

Cosa significa lavorare in sinergia per fare cultura, impresa, formazione partendo dai cittadini
Essere rete e fare rete

L’appuntamento annuale di Città Nuova offre l’occasione per numerosi approfondimenti. Ci sono moltissimi invitati: sono tutti gli amici del gruppo editoriale che si uniscono al cantiere allestito per alcuni giorni attorno alle variegate espressioni dell’editrice.

Si lavora a ritmo serrato per gruppi che si scompongono e poi si ricombinano: i giornalisti, i collaboratori, gli esperti, gli incaricati della diffusione dei libri e della rivista, gli autori delle pagine web, gli amministratori. Insomma, una compagine che nella sua diversità condivide alcuni elementi che, già da oggi, ritroviamo comuni.

 

Innanzitutto il metodo di lavoro: dialogo serrato che dà spazio a tutti gli interrogativi e le critiche (legittime) di chi per Città Nuova ci lavora ogni giorno. La strategia: cercare nuove strade per descrivere sempre meglio, con chiarezza, senza giudizi né ambiguità, i fatti e le storie di quanti con la loro vita costruiscono una società più fraterna, ma anche di quelli che invece mirano a demolire ogni sforzo apprestato in questa direzione.

 

L’obiettivo: scoprirsi nodi di una rete che si può fare e che si può essere. In che senso? Lo spiegano Piero Coda e Alberto Frassineti all’attenta platea dell’Auditorium di Loppiano.

Spiega Coda che il solo fatto che alcune centinaia di persone si ritrovino a ragionare sul tema “Essere rete e fare rete per l’Italia: la cultura dell’unità al servizio del Paese”, è il segno della voglia di cambiare qualcosa, oggi, nella nostra società. Tuttavia sono molte le insidie per chi fa dichiarazioni di intenti e poi rischia di restare immobile. Frassineti suggerisce alcune piccole strategie di vita quotidiana, attinte alla sua ampia esperienza di consulente aziendale. Attenzione alle priorità nelle nostre scelte, al tempo perso davanti a cose inutili, ma anche attenzione massima al dialogo, alle scelte degli altri che condividono i nostri progetti, all’eccessiva intolleranza di chi la pensa in modo diverso, alla libertà che diventa violazione delle regole precedentemente concordate.

Le domande che vengono dai presenti sono molte e introducono all’attenta valutazione della presenza dei cattolici nella società italiana negli ultimi decenni. Probabilmente privi di progetti di ampio respiro, difficilmente in grado di esprimersi in maniera distinta dalle autorità ecclesiastiche, incapaci di incidere significativamente nei processi politici più delicati.

 

La rete di cui si parla, e siamo tutti noi, richiama i luoghi del Vangelo: mare e pescatori, reti gettate e ritirate, a volte vuote a volte piene, reti poi abbandonate per dare una svolta decisiva a una vita che rischiava di rimanere imbrigliata per sempre a una semplice rete. Ecco l’invito finale della prima giornata di lavori. Cominciare a tessere tra le persone, come se fossero tanti piccoli nodi, rapporti veri, autentici, leali, sinceri, per dare vigore e linfa al rapporto tra donne e uomini, tra adulti e giovani, nelle associazioni, nei condomini, nelle parrocchie, nei luoghi di lavoro.

Progetto impegnativo ma entusiasmante, forse un regalo davvero degno per l’Italia nella piena crisi dei suoi 150 anni.

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