Di nuovo in marcia

Alex Schwazer, dopo aver superato un periodo di crisi, si è qualificato sabato per le Olimpiadi di Londra. Ripartendo da una ritrovata serenità interiore
Alex Schwazer

Le cronache dell’ultima settimana sportiva sono state spesso occupate da quegli “isterismi” che, di tanto in tanto, contraddistinguono il mondo del calcio. Prima abbiamo assistito all’ennesima “crisi di nervi” dell’allenatore del Real Madrid José Mourinho, i cui plateali atteggiamenti d’insofferenza verso ogni risultato che non sia la vittoria della propria squadra stanno diventando ormai davvero stucchevoli. Poi, in occasione della finale della Coppa Italia Primavera tra Roma e Juventus, si è verificato un episodio ancor più sgradevole: una parte dei ventimila tifosi romanisti presenti allo stadio, infatti, ha rivolto dei cori vergognosi nei confronti di Gianluca Pessotto, con particolare riferimento al dramma umano che alcuni anni fa ha spinto l’attuale dirigente bianconero a tentare il suicidio.
 
Fortunatamente, nel weekend, a riconciliarci con la vera essenza dello sport ci ha pensato un campione che, nel recente passato, aveva vissuto una parabola discendente che sembrava averlo definitivamente allontanato dalla possibilità di raggiungere risultati d’eccellenza internazionale. Stiamo parlando di Alex Schwazer, il più giovane italiano mai salito su un podio mondiale di atletica leggera (bronzo a Helsinky nel 2005). Dopo un nuovo bronzo iridato, conquistato a Osaka nel 2007, il nostro atleta ha poi vinto la medaglia d’oro nella 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino 2008, dominando la gara, nonostante la giovane età, con un’autorità da vero e proprio veterano.
 
Il successo a cinque cerchi poteva rappresentare per lui la definitiva consacrazione ma, paradossalmente, proprio dopo quel trionfo sono cominciati dei problemi. La pressione che accompagna i grandi campioni dello sport, quella di dover vincere sempre, è diventata via via sempre più insopportabile e così Alex, nel 2010, dopo alcuni risultati al di sotto delle aspettative, ha deciso di prendersi un lungo periodo di stop. «Adesso mi guardo indietro e mi accorgo che ci vuole un equilibrio in tutto, nello sport come nella vita, perché negli ultimi anni mi sono solo concentrato sulle gare, senza pensare ad altro. Per troppo tempo ho trascurato altre cose molto importanti, come ad esempio trascorrere più tempo con gli amici, e alla fine l’ho pagata», ci aveva confidato Alex in un’intervista concessaci durante quel periodo “buio”.
 
«Adesso, gradualmente, sto riassaporando il piacere e il valore delle piccole cose, ho capito che quando disputavo una gara dicendo alla partenza “devo vincere”, in realtà voleva dire che non accettavo veramente la sconfitta, che in fondo avevo paura di perdere: posso essere un campione nello sport ma sono sempre un essere umano, anch’io posso sbagliare. Questa è la prima cosa per tornare a fare bene». Così, Alex ha preso consapevolezza del fatto che, quando non si accettano i propri limiti, il “giocattolo” può rompersi: ha ripreso a dipingere, a uscire con gli amici, a fare lunghe camminate tra le sue amate montagne, ritrovando col tempo quella serenità interiore che gli è poi servita quando, alla fine del tunnel, è tornato ad allenarsi.
 
Sabato, a Dudince, località della Slovacchia famosa per le sue sorgenti termali, era in programma per Alex una 50 chilometri di marcia dal sapore particolare, una prova senza appello, essendo questa l’ultima occasione per ottenere il tempo minimo richiesto dalla federazione italiana (3 ore e 54 minuti) per partecipare ai prossimi Giochi Olimpici. Gli ultimi test effettuati dal nostro marciatore lasciavano ben sperare, anche se non andava trascurato che l’ultima competizione conclusa su questa distanza risaliva ormai a più di due anni fa, precisamente ai campionati italiani disputati a Signa (Fi) il 7 marzo del 2010.
 
Peraltro, alcuni imprevisti accaduti nelle ore che hanno preceduto la gara non lasciavano presagire nulla di buono. In particolare l’interminabile viaggio che è stato necessario per giungere nella cittadina slovacca, durato quasi dodici ore e concluso a bordo di un pulmino malmesso che ha trasportato Alex dall’aeroporto di Budapest fino a Dudince. Inoltre, la sorpresa di scoprire solo all’ultimo istante un percorso diverso da quello che si aspettava, lungo appena un chilometro e con ben sette curve, non proprio la situazione ideale per un marciatore in cerca del tempo necessario alla qualificazione olimpica.
 
Nonostante ciò, Schwazer alla fine ce l’ha fatta, non facendosi scalfire più di tanto da questi ostacoli che in passato lo avrebbero certamente innervosito di più, e che oggi sono stati affrontati invece con uno spirito nuovo, addirittura usati come pretesto per scherzare con l’allenatore, Michele Didoni, e il compagno di allenamento e di nazionale Matteo Giupponi, che erano con lui in Slovacchia. «Il fatto è che adesso sto bene dentro, marciare è tornato a essere un piacere e ho imparato ad accettare le sconfitte», ha dichiarato Alex alla vigilia della gara all’inviato della Gazzetta dello Sport. Alla fine il carabiniere di Vipiteno (Bz) ha vinto in un tempo ben al di sotto del limite richiesto (3h 40’58”), si è qualificato per le Olimpiadi e adesso si candida a essere tra i principali favoriti della prova della 50 chilometri di marcia in programma il prossimo 11 agosto a Londra. Il nuovo Alex è di nuovo in marcia.
 
 Foto di Giovanna Santoro

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons