Debito sovrano, un pozzo senza fondo

Perchè gli Stati non riescono a calcore l'ammontare reale del loro deficit? Perchè si chiedono sempre nuovi fondi? Dietro ci sono investimenti in titoli non proprio trasparenti
proteste in spagna per i tagli

Vedendo il ripetersi di salvataggi che, uno dopo l’altro, vengono richiesti da parte dei Paesi europei colpiti dalla crisi del debito sovrano, ci si domanda come è possibile che dallo stato dei conti pubblici compaiano di colpo nuove necessità di fondi. Già in varie occasioni, dopo tagli alla spesa, Grecia, Spagna e Portogallo sono ricorsi ai fondi dell’Unione Europea. Forse non sapevano con chiarezza di quanto denaro avevano bisogno per coprire il loro buco? Oppure qualcuno fa male i conti e da un immaginario magazzino spuntano nuovi numeri?

In realtà, le economie dei Paesi mediterranei sono abbastanza simili ad un pozzo del quale non si riesce a vedere il fondo. Durante la seconda metà degli anni ’90 e oltre, queste economie si sono riempite di sofisticati prodotti finanziari, in realtà vere e proprie truffe, che hanno gonfiato i debiti pubblici a tal punto che gli stessi governi non sanno con certezza quanto denaro devono.

Lehman Brother, per esempio, fece affari molto buoni (per loro, anche se poi sono andati a finire male) con i currency-swaps (sono contratti finanziari derivati, il cui valore “deriva” dall’andamento del valore di un’attività o dal verificarsi in futuro di un evento oggettivamente rilevabile). Molte amministrazioni locali, che erano insolventi, vendettero i propri debiti a banche commerciali come quella citata. Si impegnarono a pagare quel debito entro un determinato periodo, all'incirca dieci anni. In questo modo, per esempio, i fornitori di queste enti ricevevano il pagamento per i loro servizi. A loro volta, la banca commerciale trasformava quei titoli di debito in altri titoli, poniamo a trent’anni, che tutti compravano, soprattutto fondi di investimento e fondi pensione. In tal modo la banca non correva rischi, perché si era liberata di quei titoli, avrebbe guadagnato con la commissione sulla creazione del prodotto finanziario, sull’emissione di titoli, più gli interessi del debito.

Perché tutti compravano titoli pubblicamente tossici?
Perché essendo organismi amministrativi dello Stato, c’era la garanzia in quanto debito pubblico del governo centrale. E dietro lo Stato c’era anche l’Unione Europea, come poi è successo. Perchè non si è impedita l’operazione? Perché entrava denaro fresco, quando la banca comprava il debito, e oltre tutto nel bilancio figurava solo la quota annuale dei titoli. Per il governo centrale sembrava quindi un impegno minore che non finiva nei bilanci generali del debito pubblico. Però il problema è quanti enti pubblici hanno potuto indebitarsi con questo sistema, visto che, per esempio in Italia, erano abilitate a farlo tanto le amministrazioni sanitarie regionali, quanto gli ospedali pubblici. Chi riesce a capire, poi, in un anno, quante scadenze compaiono dalla somma di centinaia di operazioni di questo tipo?

E questa è solo una delle ragioni per cui all’improvviso compaiono nuove necessità da pagare, scadenze da rispettare e che i governi centrali talvolta occultano per non generare panico. Però in realtà i debiti sovrani di Spagna, Grecia, Italia, ecc. sono molto più grandi di quello che si preoccupano di comunicare i ministri dell’economia. E allora cosa cosa si sta facendo concretamente? Il costo sostenuto dallo Stato per questi titoli si sta trasferendo sulla cittadinanza e sull’attività economica, mentre si assiste ad un aumento delle tasse spropositato (in Spagna e in Italia è aumentata l’IVA, per esempio) e al contempo si riducono i servizi e l’assistenza sociale.

Chi è che non va in perdita in questo disastro? Le banche commerciali.
Islanda e Argentina, a loro tempo coinvolte in una situazione simile, presero quella che oggi appare la decisione più razionale: dichiarare l’insolvenza e imporre un tetto ai debiti in base alla capacità di pagamento. C’è stato un doppio effetto, oltre a ridurre il costo del debito sovrano e pensare ad un recupero, l’altro è stato quello di dare un avvertimento al mercato finanziario e cioè che non sempre potrà farla franca e che non tutti i tipi di prodotti sono accettabili.
Oggi il principale nemico dei cittadini, proprio sul piano economico, è l’eccessivo peso dato all’economia finanziaria in rapporto ai beni e servizi prodotti dall’economia reale. Uno scontro che richiede regole diverse.

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