Dall’unione politica a quella economica

Nel suo discorso sullo stato dell'Ue il presidente della commissione europea Barroso ha prospettato un programma a tre tappe per dare stabilità monetaria all'Europa unita
barroso

Il presidente della commissione Ue Barroso ha presentato in Parlamento il suo discorso sullo stato dell’Unione, in cui ha chiesto ai deputati europei – e tramite loro ai cittadini – di abbandonare una zona di relativo comfort istituzionale per creare una vera e propria unione economica, basata su una unione politica. Condizione a suo avviso – e non solo suo, l’idea circola nelle capitali, Berlino in particolare, da alcune settimane – necessaria per conferire all’Ue la stabilità che le permetterà di resistere agli attacchi speculativi contro i suo membri più deboli e creare le condizioni per ritrovare una crescita più armoniosa. Barroso ha prospettato un programma in tre tappe: misure immediate per stabilizzare l’eurozona e stimolare la crescita, tra cui la proposta di unione bancaria che la Commissione ha adottato, sempre ieri (vedi riquadro in basso*).

La seconda tappa sarà una proposta, che la Commissione presenterà in autunno, di adottare tutte le misure possibili – a trattati costanti – per rafforzare l’unione economica e monetaria, cioè l’eurozona.

La terza tappa, su cui dovrà pronunciarsi entro fine anno il Consiglio europeo – l’istituzione che raduna i capi di stato e di governo dei 27 – è il lancio del processo di redazione di un nuovo trattato, che potrebbe portare a medio termine, secondo Barroso, a una “federazione di stati nazioni”, la formula coniata anni fa da Jacques Delors.

12 settembre 2012, un giorno importante per l’Europa. Uno dei tanti nel tortuoso cammino di superamento della crisi, un giorno però in cui per una volta le notizie sono tutte buone.

*Verso un’unione bancaria
La Commissione europea ha adottato mercoledì 12 settembre un progetto di unione bancaria, su richiesta del Consiglio europeo.

La proposta che, se adottata dagli stati membri, potrebbe entrare in vigore già all’inizio del 2013, punta a supera la frammentazione della supervisione sulle banche – oggi esercitata a livello nazionale – che è stata una della cause della crisi di alcuni stati dell’Eurozona, con banche troppo esposte alle tempeste finanziarie e che hanno dovuto ricorre a misure pubbliche di salvataggio, assai pesanti per i conti pubblici e per le tasche dei contribuenti di questi paesi (Irlanda, Spagna, Belgio…).
La proposta comporta una “messa in comune senza precedenti di sovranità economica e finanziaria” (sono parole del commissario francese Barnier – autore della proposta), che prevede di conferire alla Bce la supervisione sull’interno sistema bancario dell’Eurozona, appoggiandosi ai supervisori nazionali esistenti (le banche centrali) ma con un ruolo di coordinamento molto più marcato.

La supervisione dovrebbe estendersi a tutte le banche dei paesi dell’euro (circa seimila), e non solo a quelle “troppo grandi per fare fallimento”. Sempreché si superino le reticenze tedesche, dove le banche regionali e le casse di risparmio costituiscono una lobby potentissima, legata a corda doppia con i politici locali, e che non vuole proprio saperne di una supervisione a livello europeo, neutra e imparziale.

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