Dacci oggi la nostra fiction

Premi per tutti alla terza edizione della kermesse. Vincono l'ecologico "Burn up" e la saga dei "Buddenbrooks". L'Italia si consola con "Non pensarci".

La carica dei 43mila. Gongolano Steve Della Casa, direttore della rassegna e i suoi colleghi. Premiati da un’affluenza forte, perché la Festa si è prolungata a Rieti, Viterbo, ecc, dal 3 all’11 luglio. Decine di prodotti. Sfilate di star nostrane e straniere tra le folle giovanili, con le mamme che spingono le figlie a “farsi vedere”. Se vuoi essere qualcuno, devi infiltrarti nei provini – la festa prevedeva anche questo – per una fiction o una sit-com. Questa è una certa Italia.

La quale, però, non fa la parte del leone. I soliti Cesaroni, Don Matteo, Nebbie e delitti, Un medico in famiglia… o similia. Anche se qualcosa di buono si salva. La serie Non pensarci, con una buona squadra, la miniserie Io e mio figlio e il sottovalutato (purtroppo) Nel nome del male, sulle realtà del satanismo, diretto da Alex Infascelli.

 

A proposito. Sono sempre più i registi di cinema che dirigono fiction. Tanto per fare dei nomi, oltre a Infascelli, Campiotti, Cinzia Th Torrini, Placido o, all’estero, un Kenneth Branagh. Ma sia lui che altri nomi come Isabelle Adjani, Charlotte Rampling (sempre gran signora anche in passerella) o Tim Roth recitano tranquillamente nelle fiction di casa.

È la morte del cinema? Se lo chiedono in molti. Di fiction ce n’è ormai per tutti i gusti. Scorrendo i titoli europei e non, si passa dal macabro all’ecologico – Burn Up – allo storico (I Buddenbrooks), dall’irriverente all’inquisitorio al poliziesco… Non mancano prodotti come il francese L’homme aux cercle bleus, un thriller girato con grande abilità. Ma lo stacco tra cinema e fiction si va facendo esile. Porterà – anche grazie ai tagli ministeriali – alla “dolce morte” del cinema nella fiction o al suo esilio in una nicchia? Al di là della riuscita rassegna romana, non si può vivere di sola fiction.

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