Da Stravinskij a Šostakovič

Kirill Petrenko dirige all’accademia nazionale di santa Cecilia due sinfonie dei grandi musicisti russi. Pagine di storia tradotte in musica
Kirill Petrenko
All’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, Kirill Petrenko, 38 anni, minuscolo e dritto, nuova star russa della direzione mondiale, incita con tutto sé stesso l’orchestra nell’ esecuzione delle musiche dei suoi connazionali. La Sinfonia dei salmi stravinskiana – interpretazione originale dei salmi 38, 39 e 150 -, eseguita la prima volta nel 1930, è opera ormai molto nota al grande pubblico. Le dissonanze tipiche di Stravinskij vengono velate dal tono crepuscolare del coro che richiama la folla sommessa in una chiesa di campagna, dove le cellule musicali sono ridotte al minimo. Ma il fuoco stravinskiano cova sotto la cenere, nel secondo pannello, esplodendo fortissimo fino all’Alleluia conclusivo, dove una melodia circolare porta ad un entusiasmo “ barbarico”, per finire nel cerchio rassicurante del do maggiore, tonalità della pace ritrovata.

 

Per nulla pacifica è invece la Settima Sinfonia di Šostakovič, denominata Leningrado, perché scritta durante l’assedio della città nel 1942. Anzi, mentre i tedeschi avanzavano seminando morte, l’orchestra russa la eseguiva in diretta, diffondendola nelle cerchie nemiche attraverso gli altoparlanti, proprio per dire che i cittadini invasi resistevano ancora. Per questo motivo, la sinfonia è diventata popolarissima all’epoca, come un inno alla libertà, tanto è vero che Toscanini fece di tutto per essere il primo a dirigerla negli Usa (e ovviamente ci riuscì).

 

Magniloquente fino allo spasimo, con una orchestra immensa sfruttata in ogni possibile combinazione strumentale, con passaggi foschi di marcia funebre ritmata dai tamburi – i nemici che avanzano – , momenti di stasi, grida lancinanti degli ottoni e fuochi di vittoria urlati dagli archi e dalle percussioni, la sinfonia monumentale toglie il fiato per la commozione quasi disperata che vi esprime e per la forza di vivere che emana. In qualche maniera può esser paragonata alla Quinta di Beethoven, per lo slancio combattivo e la voglia di vincere, anche se  Šostakovič è privo della visione metafisica di Ludwig.

Grande musica, la Settima, capace di esaltare il pubblico, grazie anche a un direttore giovane, focoso e attentissimo ai dettagli, e ad un’orchestra al massimo livello.

 

Per chi volesse ascoltarla in cd, si consigliano le interpretazioni dirette da Boulez (DDG) e Ansermet (Decca).

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