Chiara Luce, il viaggio continua…

Il dolore, il rapporto con Chiara Lubich e la santità. Tre aspetti a cui ci rispondono i genitori tra le pagine del libro In viaggio con i Badano per il secondo appuntamento della rubica e lo stesso autore che abbiamo intervistato durante la presentazione del 12 novembre a Loppiano (Fi)
In viaggio con i Badano
Il rapporto di Chiara Luce con la Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolori fu sigilllato da tante lettere, ma mai da un incontro. e lei, la beata Chiara Luce cosa pensava della santità? Ce lo raccontano Maria Teresa e Ruggero nel libro In viaggio con i Badano di Città Nuova scritto da Franz Coriasco. L’autore,  tra i protagonisti il 12 novembre de Incontri tra le pagine al Polo Lionello, abbiamo chiesto quale sia stata la tappa che più ti gli è rimasta stampata nel cuore.«Sicuramente quando siamo stati ad Auschwitz – ci dice Coriasco -; ma anche la visita ai carcerati di Viterbo resterà indimenticabile. La storia di Chiara dà a tutto ciò che è dolore un significato nuovo: non più una peste da scampare o una tragedia da sopportare o per la quale disperarsi, ma piuttosto un’occasione da cogliere… E’ una delle tante lezioni che lei continua darmi e a darci».

 

Dal Libro

 

Avete mai pensato, nei suoi ultimi mesi, di avere a che fare con una santa?

MT. No, non ci abbiamo mai pensato, neanche lontanamente. Si viveva in una continua “straordinaria normalità”, anche se ormai Chiara aveva perso l’uso delle gambe ed era costretta a letto. C’era una grazia, evidentemente, che magari sul momento non avevamo neanche il tempo di realizzare pienamente, ma che vivevamo ogni giorno. Che è continuata anche dopo, e continua ancora adesso. Era, se così possiamo dire, la “specialità” di Chiara: non essersi fatta santa fra atroci sofferenze (che pure ci sono state), ma essersi fatta santa nella gioia di amare Dio.

RU. Insomma, ripensando al periodo della malattia di Chiara non possiamo non ripetere ogni volta che davvero sono stati i due anni della nostra vita più benedetti da Dio.

 

Ovviamente, con l’avanzare della malattia Chiaretta ebbe modo di dare ancor piu radicalita e concretezza a questa scelta. E con essa instauro un rapporto veramente speciale con Chiara Lubich…

RU. Hai detto bene: assolutamente speciale. Per lei non era solo un punto di riferimento spirituale: era un esempio da seguire in ogni aspetto della vita. Ed era anche una seconda madre, tant’è che alcune lettere alla Lubich si aprivano con «carissima mammina».

MT. E non ti dico la gioia che le dava il ricevere ogni sua lettera! Quando ne arrivava una, mi precipitavo subito da lei perché non vedevo l’ora che l’aprisse e la leggesse anche a me. Ma lei invece no: se la stringeva sul cuore, e se la teneva lì un bel po’ prima di aprirla, quasi per far arrivare direttamente al suo cuore tutto il flusso di grazie che sentiva irradiarsi da quel rapporto, e anche, credo, per predisporre bene l’anima ad accogliere e comprendere tutto quello che Chiara aveva da dirle in quel momento.

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