Chiamata in causa la società civile

La prima settimana di negoziati a L'Avana si è conclusa con l'annuncio di un Forum, che si terrà a dicembre e sarà aperto alla partecipazione dei cittadini, sulla politica di sviluppo agrario   
Negoziati di pace tra Colombia e Farc

Dopo una settimana di ermetico silenzio sui negoziati di pace in corso a L'Avana tra il governo della Colombia e la guerriglia delle Farc, le parti hanno comunicato l'apertura del primo spazio di partecipazione della società civile colombiana al processo di pace. Si tratta di un forum di "Política di sviluppo agrario integrale", che avrà luogo a Bogotà dal 17 al 19 dicembre prossimo. L'obiettivo è che il processo in corso sia arricchito dalla partecipazione dei cittadini con proposte da analizzare sul problema dello sviluppo agrario, primo punto dell'agenda di lavoro dei negoziati di pace.

Sia il governo che le Farc non parteciperanno al fourm di discussione, la cui articolazione sarà affidata alla sezione dell'Onu con sede in Colombia e all'Università Nazionale – Centro di pensiero e Seguimento del Dialogo di Pace. Le due istituzioni faranno da moderatori e, successivamente, da relatori delle conclusioni che saranno consegnate al tavolo del negoziato di pace l'8 gennaio.

Prende dunque forma la discussione su una futura pace nel Paese. Il primo punto della road map dei negoziati, quello della terra e dello sviluppo agrario integrale non solo è stato affrontato, ma coinvolgerà anche la società civile. Gli altri temi in agenda sono: la consegna delle armi al governo colombiano, lo scioglimento delle Farc e il loro passaggio alla vita politica, la soluzione del problema del narcotraffico e la riparazione alle vittime del conflitto.

I negoziati, che dopo la prima fase realizzata a Oslo (nella foto) si stanno svolgendo a Cuba, sono iniziati con l'annuncio di una tregua unilaterale di due mesi proclamata dalle Farc. Alcuni scontri con la polizia nella regione del Cauca hanno messo in dicussione la reale volontà della guerriglia in merito al cessate il fuoco. Secondo le Farc si tratta di incidenti provocati per mettere in discussione precisamente questo gesto di buona volontà e puntano il dito contro il ministro della Difesa e i vertici delle forze armate. Il governo del presidente Juan Manuel Santos continua ad agire con prudenza nei confronti delle Farc, senza aderire al cessate il fuoco. «Basta con questo inutile spargimento di sangue – ha dichiarato il guerrigliero Rubén Zamora (i nomi dei membri delle Farc della delegazione a L'Avana sono pesudonimi) –.  È giusto approfittare di questo momento per fare uno sforzo affinché la via d'uscita politica sia la strada per costruire il sogno di tutti i colombiani: la pace e la giustizia sociale».

Non mancherà chi tenterà di minare il processo di pace in corso, soprattutto tra quanti hanno fatto della guerra civile una opportunità per affari illeciti, né manca lo scetticismo in alcuni settori politici. Ma sta di fatto che il processo avanza. Dopo mezzo secolo di conflitto armato non è poco.
 

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