CELIM cinquant’anni nel mondo

Èil 1954, quando un gruppo di universitari e di professionisti di Milano dà vita al Celim (Centro laici italiani per le missioni). Momenti di approfondimento spirituale ed esperienze di vita comunitaria concorrono alla formazione dei volontari in partenza, mentre si organizza una raccolta di medicinali e apparecchiature mediche. Partono decine di volontari. Medici, insegnanti, ingegneri e geometri, che mettono a disposizione le loro specifiche competenze, in uno scambio continuo tra Italia e missioni. Sull’onda del ’68, Celim incomincia a confrontarsi criticamente con i grandi temi a sfondo sociale ed economico. I fermenti di quegli anni lasciano uno strascico che determinerà fasi alterne di slancio e di crisi nell’associazione. Si recupera l’entusiasmo degli inizi con l’avvio di nuovi progetti di sviluppo in Africa, forti di una nuova consapevolezza che affianca al concetto di carità quello di giustizia. Questa tendenza si accentua negli anni Settanta e Ottanta, e si concretizza in importanti progetti sanitari, agricoli ed educativi, per cui partono famiglie e giovani coppie aperte sul mondo. L’accento è sull’autosviluppo e sull’autosostenibilità dei progetti. Sempre più consapevoli del fatto che non ci può essere sviluppo nel sud del mondo senza un cambio di mentalità e di comportamenti al nord, il settore dell’educazione alla mondialità cresce fino a generare Celimondo, spazio educativo che organizza percorsi didattici e laboratori creativi di educazione alla mondialità nelle scuole. Una chiesa per i rom La musica gitana ha accompagnato, domenica 26 settembre, la messa inaugurale della chiesa del beato Zeffirino Gimenez Malla, il primo luogo di culto in Italia dedicato alla comunità cattolica rom e sinti. Lo spazio sacro, accanto al santuario romano del Divino Amore, è a cielo aperto: un cerchio formato da dodici blocchi di tufo con un altare rotondo al centro. Una forma che richiama i principali elementi della cultura nomade: la ruota, la rosa dei venti e l’accampamento. L’ingresso è segnato da due pilastri sui quali sono incise frasi di Paolo VI (Voi nella chiesa non siete ai margini) e di Giovanni Paolo II (Mai più discriminazioni . Di fronte c’è la statua del beato Zeffirino: un albero di bronzo con in mezzo il martire, ucciso nel 1936 durante la guerra spagnola per aver difeso un sacerdote e beatificato nel 1997. Ho inserito la figura umana all’interno di un simbolo che è tale sia per gli zingari che per i cristiani, simbolo del ciclo della vita e della morte ed anche della croce, ha precisato Bruno Morelli, autore dell’opera. Centinaia di nomadi hanno preso parte alla cerimonia, fieri della loro identità e lieti per l’occasione storica di integrazione.

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