Carolina, tra successi e sogni infranti

La storia sportiva della pattinatrice su ghiaccio italiana di fama mondiale.
Carolina Kostner

«Carolina sarà delusa, ma anche noi che abbiamo creduto in lei lo siamo. È in queste occasioni che si vedono le campionesse, e forse lei non lo è». Pesa di più una débâcle nell’appuntamento più importante degli ultimi quattro anni, o poche, semplici e durissime parole? Probabilmente la seconda.

Carolina di cognome fa Kostner, ha un’espressione dolce, una voce da bambina e fa sport ad altissimo livello, senza risparmiarsi mai. Chissà come si sarà sentita, il 26 febbraio scorso quando, già affranta per il deludentissimo sedicesimo posto alle Olimpiadi di Vancouver, ha dovuto ascoltare il commento amaro e anche un po’ irrispettoso del presidente del Coni, Gianni Petrucci. Lei che, in carriera, ha vinto tre titoli europei, è andata sul podio continentale altre due volte e ha conquistato un argento e un bronzo iridati. Lei che, esattamente un mese dopo l’appuntamento a cinque cerchi e con il fisico provato a causa di una serie di infortuni, è giunta sesta ai Mondiali di Torino mancando il podio per la miseria di un punto e trenta centesimi.

 

Carolina non sarà una campionessa, ma allora cosa significa esserlo? Vincere, vincere e ancora vincere? Probabilmente sì, almeno per chi vive lo sport solo ed esclusivamente in funzione dei risultati. Ma essere campionesse significa anche accettare la sconfitta e ripartire a testa bassa, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara, con l’obiettivo di superare prima di tutto sé stessi, poi le avversarie. E su questo aspetto, a Carolina non si può dire proprio nulla.

Poi si può discutere su chi (Coni e Federghiaccio) le ha permesso di vivere e allenarsi a Los Angeles con un investimento di 120 mila euro, cifra che divisa per quattro corrisponde all’intero budget della Nazionale di combinata nordica, che a Vancouver ha conquistato un bronzo grazie ad Alessandro Pittin. Lo sport italiano ha puntato molto su Carolina, caricandosi e caricandola di aspettative forse eccessive. Chi ha sbagliato di più?

 

La storia sportiva di Carolina Kostner, pattinatrice su ghiaccio di fama mondiale, racconta di quanto sia difficile reggere alle pressioni di chi è quasi costretto a vincere. Perché sin da giovanissima la bolzanina ha fatto parlare di sé e di una disciplina, inutile dirlo, prima semisconosciuta in Italia (la scarsa cultura sportiva italiana ormai non fa più notizia).

Nel 2005, a soli 18 anni, Carolina conquista la medaglia di bronzo ai Mondiali di Dortmund (Germania). Pochi mesi dopo, Gianni Petrucci la nomina, incautamente, portabandiera azzurra nella cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici di Torino. Scelta che si rivelerà controproducente, perché Carolina, con gli occhi di tutto il Paese puntati addosso, non saprà far meglio di un nono posto. La delusione è grande, ma la passione per il suo sport ancora di più. Così, l’altoatesina supera un infortunio, torna alle competizioni e conquista l’oro agli Europei di Varsavia, ventisette anni dopo l’ultima medaglia italiana nel singolo femminile (argento di Rita Trapanese).

 

Carolina si ripete nel 2008, anno in cui centra anche l’argento iridato. Poi, arrivano le delusioni, forse più per chi le sta intorno che per lei stessa. “Soltanto” seconda agli Europei di Helsinki, addirittura dodicesima ai Mondiali di Los Angeles. Così, Carolina decide di stabilirsi proprio in California, sotto la guida tecnica del “guru” Frank Carroll. La scelta pare azzeccata, perché la Kostner torna sul tetto d’Europa, ma la delusione olimpica rimette tutto in discussione.

Il resto è storia recente. Carolina ora è una donna matura, seppur ancora molto giovane (ha 23 anni). Vive il suo sport con la medesima passione ed attenzione di prima, e sogna di tornare a giocarsela con le più grandi pattinatrici mondiali. Tante, bravissime, anche più giovani di lei. Pochi giorni fa, si è piazzata seconda all’ultimo atto del Grand Prix 2010. Probabilmente Carolina non vincerà mai un oro olimpico o mondiale, ma la sua eleganza sui pattini resta ineguagliabile. Davanti a lei ancora tante sfide: in bocca al lupo, campionessa.

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