Best Woman: un successo oltre lo sport

Sport, solidarietà e accoglienza: tre parole che racchiudono al meglio lo spirito della “Best Woman”, manifestazione podistica giunta alla sua 27a edizione e corsa domenica a Fiumicino
corsa

 

La storia di questa gara su strada di 10 km affonda le sue radici nella volontà di creare una competizione espressamente dedicata all’atleta donna: il deus ex machina di questa avventura ormai quasi trentennale è stata Gabriella Stramaccioni, già atleta azzurra e uno degli storici dirigenti dell’Unione Italiana Sport per Tutti. Donna di sport dunque, ma anche vice presidente e coordinatrice nazionale di Libera dal 1998 al 2013: l’associazione, presieduta da Don Ciotti, che in Italia rappresenta una vera e propria avanguardia nella lotta senza quartiere alle mafie.

 

La Best Woman ha visto, nel corso degli anni, partecipare e vincere tutte le migliori atlete azzurre del fondo: da Laura Fogli, due argenti europei nella maratona (‘82 e ‘86) a Maria Guida, storica medaglia d’oro nella maratona ai campionati Europei di Monaco a 36 anni suonati; senza dimenticare Maura Viceconte, bronzo continentale a Budapest nel 1998 e campionesse italiane come Anna Villani e Gloria Marconi. Una vetrina importante per il fondo e mezzo fondo italiano, che ha dato la ribalta a fondiste come Margherita Magnani (vincitrice 2014) e Federica Proietti (2015).

 

L’edizione di quest’anno, definita da molti addetti ai lavori come una delle migliori di sempre dal punto di vista dei valori degli atleti coinvolti, ha visto presentarsi ai nastri di partenza ben 2200 corridori, dei quali 1659 uomini e 541 donne: a vincere il titolo di “Best Woman 2016” è stata l’atleta delle Fiamme Gialle Rosaria Console, che ha ottenuto il ragguardevole tempo di 33’ e 46’’: il podio, tutto azzurro, è stato completato da Elena Romagnolo e dalla campionessa di canoa Anna Alberti. In campo maschile, invece, il keniota Erastus Chirchir ha siglato il suo terzo successo consecutivo, il quinto globale nella manifestazione.

 

Come precisato in precedenza, Best Woman è un successo che va oltre il mero risultato sportivo. La solidarietà è infatti alla base di una gara che è ormai entrata tra i classici appuntamenti di fine stagione. Gli organizzatori hanno sposato e promosso il progetto “I Run 4 Dignity”, portato avanti dall’Associazione Dignity No Profit People, che si propone di andare a realizzare un Centro protesi e un Villaggio dell’atletica, con tanto di foresteria per atleti e allenatori, nella provincia di Tete, in Mozambico. Un progetto che parte da lontano: precisamente, dalla collaborazione con l’Associazione O Viveiro Onlus Italia, con cui si è instaurata una partnership che ha portato alla realizzazione di progetti di sviluppo nel paese africano, riguardanti il centro di accoglienza e formazione O Viveiro Chitima.

 

Attraverso il raggiungimento di autosufficienza e autosostentamento, che passa dalla costituzione di unità di produzione autonome e la nascita di micro imprese, l’Associazione Dignity No Profit People cerca di aiutare gli individui inseriti nel progetto a realizzarsi, investendo risorse in formazione etica e professionale. Il Centro Protesi e la creazione di un Villaggio dell’Atletica sono solo alcuni dei “sogni” dei giovani seguiti dall’associazione. Un sogno che ai nastri di partenza della Best Woman ha coinvolto anche Tamare, ragazza mozambicana che vuole diventare un’atleta: un messaggio di speranza, che unisce la giovane a un gruppo di rifugiati ospiti di una struttura di accoglienza a Fiumicino. Ragazzi provenienti da Nigeria, Marocco, Costa D’Avorio, Malawi, Senegal e Libano, impiegati come volontari durante lo svolgimento della gara: un desiderio, quello di un’integrazione senza pregiudizi, di cui lo sport si è ancora una volta fatto alfiere.

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