Berlusconi rilancia Forza Italia. Quali le novità?

Il partito fondato dall'ex presidente del Consiglio rinasce con una novità: una maggiore apertura ai cittadini, accompagnata dall'invito a tornare nelle sedi dei partiti, ma non mancano criticità. Intervista all'ex parlamentare e rappresentante del Movimento Umanità nuova, Lucia Fronza Crepaz
Silvio Berlusconi rilancia Forza Italia

Con un videomessaggio e un appello a tutti gli italiani, nei giorni scorsi Silvio Berlusconi è ritornato alle origini rilanciando il partito fondato nel 1994 (e sciolto nel 2009), che lo consacrò nuovo leader politico italiano nonché presidente del Consiglio. A qualcuno è sembrato un déjà-vu: un ritorno al passato, a quando l’allora imprenditore proprietario di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 decise di entrare in politica, per contrastare la sinistra, con un partito tutto suo dal nome fortemente simbolico: Forza Italia. Una formazione premiata dagli elettori e poi confluita nella Casa delle libertà, insieme ad Alleanza nazionale e ad altri alleati del centrodestra, fino a sparire con la nascita del Partito delle libertà.  

Nel suo discorso televisivo questa volta Berlusconi si è aperto ad un rapporto ancor più diretto con i cittadini, ha lanciato le ormai solite accuse alla magistratura e si è proposto come paladino dei valori cristiani. “È arrivato – ha affermato – il momento in cui tutti gli italiani responsabili, gli italiani che amano l'Italia e che amano la libertà, devono sentire il dovere di impegnarsi personalmente”. Forza Italia ha assicurato, “è l’ultima chiamata prima della catastrofe”. “Perché – ha spiegato Berlusconi – solo con una vera e autonoma maggioranza in Parlamento si può davvero fare del bene all'Italia, per tornare ad essere una vera democrazia e per liberarci dall'oppressione giudiziaria, per liberarci dall'oppressione fiscale, per liberarci dall'oppressione burocratica”. Per tutto questo, ha detto appellandosi agli elettori, “vi dico: scendete in campo anche voi. Per questo ti dico: scendi in campo anche tu, con Forza Italia”. Ma perché “resuscitare” una formazione già sciolta? Ha davvero ancora qualcosa da proporre agli italiani? E con quali obiettivi? Ne parliamo con Lucia Fronza Crepaz, già parlamentare e rappresentante del Movimento Umanità nuova.

Cosa ha ancora da dare Forza Italia?
«Nel videomessaggio di Berlusconi ho trovato una novità che mi sembra positiva: l’appello ai cittadini, che mi ha positivamente colpita e che abbiamo ripetuto in tanti, da varie parti. Se questo partito che è stato affastellato velocemente puntando su quadri non nati nella politica, ma provenienti da realtà economiche, rinasce in questa maniera ben venga, anche se, ma questa è una mia opinione personale, mi sembra un’operazione di comunicazione, fatta da un comunicatore, aiutato da comunicatori…».

Tornando a Forza Italia, perché riproporre il partito?
«Perché evidentemente il marchio, lo slogan, funzionano ancora».

Mentre la Casa delle libertà e il Pdl hanno ormai perso pezzi e componenti…
«Tutti gli altri si sono rivelati incapaci di andare avanti senza di lui e si è visto anche di recente con Alfano che va e poi torna e le altre vicissitudini del centrodestra».

Il partito personale è sempre d’attualità…
«Berlusconi fa appello al cittadino-individuo, senza i legami relazionali, sociali ed economici che ne fanno una persona. A me pare che questo sia l’handicap maggiore del suo messaggio: si ripropone con forza un legame personale, come un filo che parte da ogni cittadino e arriva a Berlusconi, che chiede a ciascuno una delega. Io ho invece l’impressione che oggi, per rispondere a una società complessa anche in senso positivo, ci sia bisogno di una squadra, anche con un leader, ma fatta di tante persone con un progetto comune, capace di esprimere i bisogni, le domande, le paure, ma anche la ricchezza esistente in una società non fatta di individui, ma di persone».

Nel videomessaggio, Berlusconi torna ad attaccare la magistratura. Lei ritiene che davvero sia in atto una strategia persecutoria nei suoi confronti?
«Io penso, ma sono un medico e non un giudice, che siamo in un Paese democratico e se siamo arrivati al terzo grado di giudizio faccio fatica a credere che Berlusconi sia innocente, come continuamente si proclama, ma che la sua innocenza non sia emersa nonostante l’attenzione mediatica internazionale e i suoi legali, che rappresentano il fior fiore dell’avvocatura nazionale. Dubito che ci sia persecuzione, ritengo anzi che sia responsabilità di un politico non aggredire mai un altro potere dello Stato. La democrazia è un equilibrio delicato e va salvaguardato».

Cosa vuol dire porsi, come ha fatto Berlusconi, quale paladino dei valori cristiani?
«I paladini dei cristiani sono Gesù, il papa… Il problema, qui, è che la politica continua ad utilizzare categorie improprie, nel senso che non le appartengono, per captare i consensi. Io, invece, da un politico voglio sapere che cosa fa, argomento per argomento, poi vedrò come si comporta. Io sono in disaccordo totale con questi comportamenti: non bisogna nominare il nome di Dio invano…».

Berlusconi sceglie i videomessaggi, Grillo, invece, punta sulle piazze, cittadine e virtuali. Quali le sembrano le strade migliori per rispondere alle esigenze della gente?
«Abbiamo bisogno di una politica e di un’amministrazione condivise di scrittura delle priorità, per questo credo di più ai social network, anche se non come unico metodo di confronto. Anche le piazze piene (ma non quelle di fascista memoria) sono interessanti – anche se Grillo fa un po’ paura perché arringa la folla – perché uscire di casa per andare a un comizio mi sembra una cosa buona. A questo proposito, mi è piaciuto l’invito di Berlusconi a tornare nelle sedi dei partiti, per tessere di nuovo, con pazienza, fili tra la società, le istituzioni e i cittadini. Bisogna trovare la soluzione migliore con modalità condivise, perché nessuno ha la Verità e in democrazia servono sussidiarietà e partecipazione».

Tornando al panorama politico nazionale, lei ha parlato delle difficoltà della destra senza Berlusconi. Quali caratteristiche dovrebbe allora avere la destra moderna, di cui il nostro Paese ha bisogno?
«Il politico è anche colui che non fa affidamento sulla propria vita, ma sulla generazione che lo segue. Berlusconi oggi – e non ieri e non l’altro ieri – rischia di bloccare l’evoluzione della destra nel nostro Paese. L’Italia, però, ha estremamente bisogno di una destra con i suoi bisogni e le sue priorità, come il mercato e la libertà, che bilancino il senso di solidarietà proprio della sinistra e contribuiscano alla realizzazione di un Paese civile, umano, democratico e moderno. Berlusconi, al di là della sua vicenda personale, se si facesse da parte continuerebbe a dare, come ha fatto finora, un’ulteriore spinta alla destra italiana, che invece al momento sta intasando».

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