Bentornato Bolshoj

Un restauro costato 16 volte più del previsto e stoffe provenienti dall’Italia per la riapertura del Gran Teatro di Russia che il 12 novembre ha ospitato La Scala
Bolshoj

Il 12 novembre è stato il grande giorno del Teatro La Scala al Bolshoj di Mosca – il primo ente ospite con il “Requiem” di Giuseppe Verdi –, dalla riapertura del teatro russo avvenuta il 28 ottobre 2011 dopo 6 anni di restauro. Riprende così in grande stile la stagione del Bolshoj – l’unico che possiede tale appellativo poiché vi si allestiscono opere e balletti, le arti sceniche più importanti in Russia – che per la riapertura ufficiale a fine ottobre ha visto collegati più di 600 cinema europei.

 

Chiuso dal 2005 – quando fu chiamata un’équipe di ingegneri che valutasse un eventuale intervento a seguito di una serie di infiltrazioni d’acqua –, il restauro era stato affidato alla regia di Dmitri Tcherniakoved. Si è trattato di un intervento faraonico – circa 500 milioni –, sferzato da venti di scandali e inaugurazioni annunciate e poi smentite. Nel nuovo Bolshoj – alcune persone hanno parlato di intervento al limite del “falso storico” – , via i simboli di epoca comunista e sì ad un ritorno all’aspetto che il teatro aveva nel 1856 – quando a seguito di un secondo incendio fu ricostruito da Alberto Cavos – .

 

Oggi tornano così in auge gli stucchi, i decori e le insegne zariste con l’aquila due teste, San Giorgio con il drago e la scritta “Russia” in cirillico. Rimosse ai tempi di Lenin – che aveva eliminato i segni del fasto zarista –, il Gran Teatro fu anche utilizzato per le riunioni di partito. Ma con il restauro si è pensati anche di raddoppiare la superficie calpestabile: 2000 i posti a sedere, un doppio palcoscenico di 21 metri per 21 – uno per l’Opera l’altro per il balletto –, ed una serie di migliorie acustiche per il teatro a forma di violino che negli anni era stato messo a dura prova dalla metropolitana.

 

Ultima curiosità: il nuovo Bolshoj “veste” molto Made in Italy. Sono stati infatti 12 mila i metri di stoffa che un’azienda storica veneziana ha inviato al Bolshoj per rivestire poltrone,  palchi, parate e tende. Si calcola che il solo recupero del sipario originale ha richiesto  5400 chilogrammi di filato d’oro puro per riprodurne la fattura originale di epoca zarista tutta in seta e fili d’oro zecchino.

 

 

 

 

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