Babbo Natale esiste?

La vera storia della favola di Santa Claus, inventata da uno scrittore newyorchese nel 1822
Sinterklass

Ecco il racconto che inventò Babbo Natale:

 

«Era la notte prima di Natale e tutta la casa regnava il silenzio,

nulla si muoveva, neppure un topo.

Le calze, appese ordinate davanti al camino,

aspettavano che San Nicola arrivasse.

 

I bambini accoccolati al calduccio nei loro lettini

sognavano dolcetti e zuccherini;

La mamma avvolta nel suo scialle ed io col mio berretto

stavamo per andare a dormire

quando, dal giardino di fronte alla casa, giunse un rumore

Corsi alla finestra per vedere che cosa fosse successo,

spalancai le imposte e alzai il saliscendi.

 

La luna sul manto di neve appena caduta

illuminava a giorno ogni cosa

ed io vidi , con mia grande sorpresa,

una slitta in miniatura tirata da otto minuscole renne

e guidata da un piccolo vecchio arzillo e vivace;

capii subito che doveva essere San Nick.

 

Le renne erano più veloci delle aquile

e lui le incitava chiamandole per nome.

«Dai, Saetta! Dai, Ballerino!

Dai, Rampante e Bizzoso!

Su, Cometa! Su, Cupido! Su, Tuono e Tempesta!

Su in cima al portico e su per la parete!

Dai presto, Muovetevi!».

 

Leggere come foglie portate dal vento,

le renne volarono sul tetto della casa,

trainando la slitta piena di giocattoli.

 

Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,

non feci in tempo a voltarmi che

San Nicola venne giù dal camino con un tonfo.

Era tutto vestito di pelliccia, da capo a piedi,

tutto sporco di cenere e fuliggine

con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:

sembrava un venditore ambulante

sul punto di mostrate la sua mercanzia!

 

I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!

Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!

La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso,

la barba bianca come la neve,

aveva in bocca una pipa

è il fumo circondava la sua testa come una ghirlanda.

Il viso era largo e la pancia rotonda

sobbalzava come una ciotola di gelatina quando rideva.

Era paffuto e grassottello, metteva allegria,

e senza volerlo io scoppiai in una risata.

Mi fece un cenno col capo ammiccando

e la mia paura sparì,

 

non disse una parola e tornò al suo lavoro.

Riempì una per una tutte le calze, poi si voltò,

accennò un saluto col capo e sparì su per il camino.

Balzò sulla slitta, diede un fischio alle renne

e volò via veloce come il piumino di un cardo.

Ma prima di sparire dalla mia vista lo udii esclamare:

«Buon Natale a tutti e a tutti buona notte!».

 

Eravamo alla vigilia del natale del 1822 quando Clement Clark Moore nella sua casa di Chelsea, a New York, scrisse questa filastrocca per i suoi figli. Mai avrebbe immaginato di aver creato la figura di Babbo Natale come oggi noi lo conosciamo. Certo, le renne erano ancora minuscole, ma il mito è nato. Lo chiama ancora san Nicola, ma non ha più nulla a che fare con lui e con la tradizione cristiana. La storia piacque a tal punto che un editore la pubblicò con il titolo di Una visita da San Nicola.

Ci penserà la Coca Cola, poi, nel 1931 a farne un simbolo planetario perché il grafico pubblicitario

Sundblom lo associò per sempre alla bevanda. Da allora Babbo Natale ha penetrato tutte le culture, in Occidente e Oriente ma si sono perse le origini.

 

E la storia racconta che il vero Babbo Natale è San Nicola, vescovo di Mira in Turchia, morto nel IV secolo. La sua fama è stata sempre vasta, sia in Oriente che in Occidente, tranne che nel periodo della Riforma in Germania. Nel 1087, sessantadue marinai ne trafugarono le spoglie e le portarono in Puglia. San Nicola, ora di Bari, è conosciuto per l’episodio dei doni ripetuti, tre sacche piene d’oro, calate dalla finestra, dentro la casa di un uomo per evitare di avviare le sue tre figlie alla prostituzione. È la logica del dono gratuito e segreto secondo i dettami evangelici. La gratuità senza ricompense, l’amore di-sinteressato a fin di bene, «dalla larghezza – scrive Dante nel Purgatorio – che fece Niccolao alle pulcelle, per condurre ad onor lor giovinezza». Che sconcertante attualità e segno di contraddizione.

 

San Nicola arrivò sulle coste americane sin dalle origini, perché l’isola di Manhattan era olandese, prima di essere ceduta agli inglesi. E olandese è la tradizione del Sinterklass: un vescovo, vestito di rosso, con la barba bianca che si cala dai camini per portare i doni ai bambini. Sinterklass significa san Nicola e a lui fu dedicata una delle prime chiese di Manhattan nel 1642. L’originale era, dunque, san Nicola poi evolutosi nei vari Sinterklass, Santa Claus e, passando per la fantasia letteraria dello scrittore Washington Irving nel 1809 e di Clemente Clark Moore nel 1822, a Babbo Natale come è da noi conosciuto.

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