Una discussa legge sui transessuali

Mentre il Paese a fatica torna a galla e riprendono gli sbarchi sulle isole di fronte alla Turchia, il parlamento ha approvato una nuova legge sul cambio di nome e di sesso. Una normativa fortemente contestata
Alexis Tsipras

È la prima legge votata con soli 148 voti su 300, la prima per cui non ha votato il partner del governo Anel (i nazionalisti) provocando tensioni e preoccupazioni al premier Tsipras, la prima legge non votata nemmeno dall’opposizione, anche se era in principio ben disposta ad accoglierla. È la legge che regola il procedimento per la modifica del nome e del sesso sulla carta d’identità e su altri documenti ufficiali. Farlo diventa ora molto semplice, visto che non occorre un intervento chirurgico, né un trattamento ormonale e nemmeno l’accertamento di uno psichiatra. Rimane tuttavia vietato il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione per coppie simili.

L’articolo però che ha generato maggiori polemiche, e che praticamente ha fatto sì che i deputati abbiano votato secondo coscienza e non secondo la logica di partito, è stato quello secondo cui ormai è consentito anche ai giovani tra i 15 e i 17 anni di cambiare loro nome e il loro sesso alla sola condizione di una autorizzazione di un consiglio di esperti.

Il dibattito di due giorni sul disegno di legge governativo è stato feroce ai limiti della rottura istituzionale. Nea Dimokratia ha evitato di votare in favore consegnando una sua proposta, i socialisti si sono divisi, i comunisti e la destra radicale non hanno votato in favore e lo stesso ha fatto l’Unione di Centro.

Ma anche l’opinione pubblica si è divisa e per varie ragioni: alcuni perché la Chiesa non era a favore della legge, altri perché non ritenevano che fosse il momento giusto per proporre tale legge, altri ancora perché la consultazione non era secondo loro sufficiente, e non sono mancati gli omofobi e coloro che sentivano che un tale argomento serio e sensibile veniva affrontato dai politici in modo molto superficiale.

Ma il paradosso è che, a parte qualche reazione sporadica, l’opinione pubblica s’è dimostrata quasi indifferente, visti i tanti problemi che la gente deve affrontare quotidianamente: disoccupazione, tasse enormi, continua riduzione delle entrate, mancanza di assistenza sociale, povertà, anche infantile. Secondo alcuni analisti, Tsipras ha introdotto questo disegno legge per disorientare l’opinione pubblica che ormai non è più favorevole al suo governo.

Tsipras sostiene che la disoccupazione è stata ridotta ed è vero, ma tace sul fatto che questi nuovi posti di lavoro sono part time e sottopagati. Sostiene altresì che gli investimenti sono aumentati, ma ciò non corrisponde al vero. Sostiene pure che la terza valutazione del programma di salvataggio si concluderà alla fine dell’anno, ma in realtà teme che ciò non accadrà: si teme il ritardo nei provvedimenti e l’atteggiamento del nuovo governo tedesco.

l Premier sostiene che nell’estate 2018 il Paese uscirà dai piani di salvataggio, ma tutti sanno che se anche ciò accadrà, sarà una pura formalità, perché in sostanza la sorveglianza continuerà e probabilmente anche le misure di austerità. I più recenti sondaggi prevedono che, in caso di elezioni anticipate, il partito di Tsipras non sarà più il primo. Nea Dimokratia invece avanza. Mentre il Paese sta affrontando una nuova ondata di profughi, e le condizioni agli hot spot sono pessime, quasi 2500 persone sono riunite in un campo previsto per 700 profughi… Il che crea nuove preoccupazioni.

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